Pietro Benedetti, lautore della perizia ordinata dal gip di Trieste, è convinto «oltre ogni ragionevole dubbio»: «In 34 anni che faccio questo mestiere tutte le mie comparazioni non sono mai state contestate. Magari questa è la prima volta, mai dire mai...».
Certezza raggiunta, dice lex direttore del centro di catalogazione e brevetto delle armi di Gardone Val Trompia che ha lavorato in pieno accordo con Carlo John Rosati, direttore del dipartimento «Firearm and toolmark examiner» dellFbi a Quantico: «È stato qui i primi due giorni, poi gli mandavo le fotografie e le relazioni via mail. Mi ha detto che ho svolto un lavoro molto pregevole. Lunedì 22 allincidente probatorio sarà presente anche lui».
Il perito bresciano ha alle spalle una sola indagine analoga con il «toolmark» una quindicina di anni fa: «In Italia non si usa, ma si possono raggiungere buoni risultati. È la stessa tecnica di unindagine balistica: mi danno unarma e un proiettile, mi chiedono se è stato sparato da quellarma, io con il microscopio comparatore riesco a dimostrarlo.
«Lesame non lascia dubbi: inconfondibili i segni di lame»
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