L’esordio tra fotografi, tailleur e proteste

Si terrà a Malpensa una delle prime sedute del Consiglio regionale. Là dove il governo aveva annunciato un Consiglio dei ministri (che non c’è mai stato), si riunirà il parlamento lombardo. L’annuncio arriva da Davide Boni, appena eletto presidente dell’aula lombarda. Fazzoletto e cravatta leghista di ordinanza, Boni, nei primi passaggi del suo discorso (breve e nient’affatto istituzionale) di insediamento, mette subito le cose in chiaro: «Vogliamo essere vicini al territorio. I lavoratori dell’aeroporto vogliono vedere le istituzioni e sentire la loro presenza». Ecco allora che, per un giorno, i consiglieri si trasferiranno con pc portatili, plichi di delibere ed ordini del giorno all’interno dell’hub del Varesotto per una riunione speciale.
L’idea piace a tutti. A Roberto Formigoni per primo. «Se il Consiglio regionale deciderà di fare una sessione a Malpensa - conferma il presidente lombardo - la giunta ci sarà. L’aeroporto è un luogo simbolo del nostro impegno. Nonostante sia stata abbandonata da Alitalia il 31 marzo 2008, abbiamo lavorato, e il risultato è che adesso rispetto ad allora è aumento il numero di passeggeri e di destinazioni. È una dimostrazione del nostro buon governo e stiamo lavorando per migliorare ulteriormente, catturando le compagnie aeree una a una».
Malpensa come simbolo della ripresa, mette d’accordo tutti. Tanto che l’ok al trasloco per un giorno arriva anche dal Pd, con un Filippo Penati e un Maurizio Martina ancora un po’ disorientati tra i banchi del Pirellone. «Se il Consiglio andrà - commenta il segretario Martina -, colmerà un’assenza. Lì aspettano ancora il governo». Della stessa opinione anche Penati che, appena eletto vicepresidente del Consiglio regionale, appoggia il suo nuovo collega leghista. «È una proposta che condivido - spiega -. Il governo lo ha solo promesso, se il Consiglio regionale andrà sarà un segnale di attenzione per un problema che finora non ha trovato risposte».
Massimo Ponzoni, entrato a far parte dell’ufficio di presidenza come segretario, si sbilancia e lancia la proposta di organizzare altre sedute itineranti del Consiglio in più location lombarde. Per far sentire ai cittadini la vicinanza di chi li rappresenta in regione.
Insomma, la nuova squadra del Pirellone sembra partire con il piede giusto. «Facciamo tornare la politica all’interno di quest’aula - esorta Boni -. Parliamo di leggi e affrontiamo le priorità: lavoro, sicurezza, sanità». E ovviamente il federalismo. «Per fortuna c’è la Lega che procede a passi veloci in questa direzione» assicura Boni nella sua nuova veste istituzionale.
Vien da chiedersi se tra Lega e Pdl ci sarà su ogni cosa il braccio di ferro andato in scena per le poltrone chiave. Con tanto di riunioni fino a notte fonda per trovare una quadra del cerchio. Per Formigoni, il solo fatto che a capo del Consiglio ci sia un leghista è «una prova di compattezza e di forza».

Ma Boni non riesce a mettere del tutto da parte il suo animo leghista: «Noi ci giochiamo al meglio le nostre carte. Detto questo, non siamo portatori di interessi ma di metodologie nuove». E nel suo primo discorso non dimentica di ringraziare il suo leader, Umberto Bossi «da cui ho imparato l’attaccamento a tutti i lombardi».

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