C’è voluto un mesetto e pure un cambio alla direzione, ma alla fine L’Espresso ce l’ha fatta. Il settimanale del gruppo De Benedetti, alla cui guida Bruno Manfellotto ha sostituito Daniela Hamaui, adesso insegue il Giornale. Chiedendo chiarezza a Gianfranco Fini sul pasticciaccio brutto del cognato inquilino a Montecarlo, con tanto di domande. Manfellotto firma un editoriale fra l’indignato e l’inquisitorio. Intanto avverte: «Ci sono occasioni in cui è doveroso parlare, e altre in cui è meglio tacere. Specie se aprendo bocca si rischia di non dire tutto quello che si dovrebbe dire». Soprattutto, annota, se la questione condiziona l’attività di un governo: «Fini deve essersi posto il problema più di una volta, a mano a mano che la campagna del Giornale sulla casetta piccolina a Monacò montava e montava fino a diventare un caso politico delicatissimo che ora condiziona maggioranza e governo (“Appesi a un Fini”, titolava L’Espresso della settimana scorsa)». Quindi il direttore riassume la nostra inchiesta e dà conto del cambio di atteggiamento da parte del presidente della Camera, passato dal silenzio a un’autodifesa da autogol. «Verrebbe da dire “peggio il tacòn del buso”, peggio la toppa del buco, perché sulle domande di fondo una risposta definitiva ancora non c’è».
Eccole: «Perché Fini s’è interessato a quella casa che apparteneva al patrimonio di An? Perché è stata venduta a un prezzo stracciato? Chi si nasconde dietro la società estera che l’ha acquistata? Il cognato, o questi si è limitato a fare da tramite? Perché poi l'appartamento è stato affittato proprio a lui? E che necessità aveva Tulliani di una residenza a Monaco?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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