da Roma
Sono in volo le buste con i voti dei connazionali all’estero. Arriveranno nel pomeriggio di oggi: in più di un milione e duecentomila hanno già scelto. Meno di due anni fa: hanno dato la loro preferenza per le politiche poco più di quattro aventi diritto su dieci, l’affluenza è scesa di un punto e mezzo di percentuale. Si è fermata al 44,88% sui plichi effettivamente recapitati.
Non molto, ma è un indice di tendenza. C’è chi parla di disillusione, il sogno di un contributo alla democrazia dell’Italia oscurato dai sospetti sul voto del 2006, chi dice problemi delle poste, chi «stranezze» di troppe buste non arrivate ai destinatari. In Sudamerica invece la partecipazione è stata molto più alta: 58,53%, addirittura del 63,04% in Argentina. La percentuale viene calcolata in relazione alle buste davvero consegnate, perché tutto il voto estero si è svolto per corrispondenza, e questo, a detta di molti, dal Pdl al Pd, è uno degli aspetti più controversi, da cambiare, della legge sul voto per i nostri connazionali.
In conferenza stampa alla Farnesina ieri il vice di D’Alema, Franco Danieli, ha ringraziato tutto il corpo consolare e ha annunciato numeri straordinari per lo scrutinio: le schede del voto estero nel continente americano arriveranno oggi a Fiumicino con un volo speciale. Tra oggi e domani il materiale elettorale dei cinque continenti verrà trasferito a Castelnuovo di Porto, dove lunedì si svolgerà lo spoglio. Cinque edifici a disposizione, con milleduecento seggi e un esercito di «diecimiila persone» tra scrutatori, rappresentanti di lista e forze dell’ordine. Nel 2006 ci fu il caos, per dopodomani si parla di un numero altissimo di «controllori» (oltre cinquecento solo per il Pdl) a tutela della regolarità. Le denunce alla procura della Repubblica sul voto estero sono sei, ma non si esclude che questo numero possa aumentare. A parte quei casi messi nero su bianco e su cui indagherà la magistratura di Roma (due per il Sudamerica, due per gli Stati Uniti e due in Europa) finora ci sono sospetti, e qualche numero che fa pensare: «Non capisco come mai - spiega per esempio il responsabile del voto estero di An Marco Zacchera - la percentuale di votanti sia aumentata così tanto in Argentina e in Brasile». Di sette punti nel Paese di Cristina Kirchner, di due in quello di Lula. Ma proprio in Brasile si è svolto un pesante sciopero dei postini: «Abbiamo avuto notizia - racconta Zacchera - di una quantità incredibile di persone che non hanno ricevuto la scheda in tutto il mondo. A tanti che avevano votato nel 2006 non è arrivato il plico. Come mai? E proprio in Sudamerica l’affluenza è aumentata. È legittimo chiedersi se queste buste siano state intercettate. Purtroppo il ministero aveva richiesto la spedizione per raccomandata, ma questo non è avvenuto se non in pochissime nazioni. Le buste in molti casi sono così finite nella cassetta delle lettere. Chiunque avrebbe potuto prenderle».
Ci sono «anomalie» e denunce, ma «si tratta di poca cosa. Questa dei brogli è una campagna che va avanti dal 2006», ha attaccato Danieli. I disguidi sono stati «pochi», il resto è «gossip». Oltre il 7% delle schede non sono state consegnate, ma nel 2006 «furono il 9,20%». Il dato è compatibile con «cambi di residenza non segnalati».
Così dalla Farnesina. Al Viminale, invece, il ministro Amato sta organizzando la cena della trasparenza: porte aperte ai ministri predecessori lunedì sera. Perché il palazzo sarà «una casa di vetro» durante le ore dello scrutinio: non c’è «un cassetto manovrando il quale si modificano i risultati». Il ministro ieri l’ha detto e ridetto, l’ha ripetuto con metafore, biglietti d’invito, annunci di disposizioni speciali, per scacciare i sospetti preventivi e l’incubo delle schede confuse: è stata emanata una circolare che obbliga i presidenti di seggio «a timbrare subito le schede bianche man mano che vengono estratte dall’urna». Le schede devono inoltre essere trattate (così come chiesto dal Pdl) «ad una ad una», e non «a mucchietti»: questo comporterà «maggiore lentezza» nell’arrivo dei risultati.
Invitati a trascorrere parte della notte al Viminale, Pisanu, Scajola, Maroni, Bianco (esclusi per i loro ruoli istituzionali Napolitano e Mancino). Rosetta Iervolino, primo ministro dell’Interno donna, non è stata citata, piccola gaffe. Andrà a cena da Amato Pisanu, almeno per un caffè Maroni. Ma «il rischio di brogli - ha sottolineato Pisanu - si corre altrove».
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