«Bisogna essere onesti: la crisi cè, per tutti», dice Giulio Tremonti giungendo alla riunione dellEurogruppo, a Bruxelles. Una crisi certificata dalla Commissione: otto Paesi europei in stagnazione nel 2009, altri cinque in recessione. La crisi finanziaria morde leconomia reale del Vecchio continente, e fra i Paesi stagnanti cè anche lItalia con crescita zero sia questanno che lanno venturo. «Siamo in crisi, ma allineati con gli altri Paesi della zona euro - osserva il ministro dellEconomia -: un tempo non era così».
Le stime dautunno, illustrate ieri dal commissario allEconomia, Joaquin Almunia, per quanto riguarda lItalia sono leggermente migliori di quelle del Fmi, ma la sostanza non cambia. Dovremo aspettare il 2010 per vedere una ripresina del Pil, con un +0,6 per cento. Un quadro pressoché identico vale per lintera area delleuro, con il 2009 stagnante (+0,1%) e il 2010 in leggera ripresa (+0,9%), soprattutto grazie al calo dei prezzi. Buone notizie giungono, infatti, solo dallinflazione, prevista in rapido calo (2,2% in Europa, 2% in Italia nel 2009). La stabilizzazione del tasso di risparmio delle famiglie, grazie al rallentamento dei prezzi, potrà favorire i consumi.
Almunia, che pure è persona incline allottimismo, deve ammettere che «per lEuropa la recessione oggi è un rischio concreto». «I problemi stanno diventando seri», aggiunge il presidente dellEurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Junker. Le economie dellarea subiscono le forti ricadute negative della crisi finanziaria, e ci sarà anche un «significativo peggioramento» dei conti pubblici, con alcuni Paesi oltre il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil. LItalia non è in pericolo, con un disavanzo previsto al 2,5% questanno, al 2,6% nel 2009 e in miglioramento al 2,1% nel 2010 grazie al piano triennale approvato in estate dal Parlamento. Ma la Francia dovrebbe raggiungere il 3,5% nel 2009, mentre lIrlanda già viaggia al 5,5% questanno e il Regno Unito - che pur fuori dalleuro rispetta i criteri di Maastricht - veleggia verso il 4,2%. «Il patto di stabilità è ancora in vigore, e non va ignorato», avverte Almunia, anche se nei tempi difficili (bad times) le maglie europee possono allargarsi, almeno un po. LOlanda, rigorista in passato, chiede che i disavanzi possano superare il 3%.
Ma quali potranno essere le risposte concordate a Bruxelles? Ieri sera a cena si sono visti i ministri finanziari dellEurogruppo, insieme con i vertici della Commissione e della Bce. Jean-Claude Trichet ha confermato che giovedì la banca taglierà i tassi dinteresse. Ma non appare alle viste nessun «maxi piano» europeo per reagire alla stagnazione. «Non sono a favore di un piano di rilancio generalizzato alla francese, o di un piano congiunturale alla tedesca», osserva Junker. Per Almunia, che si dice preoccupato per lallargamento degli spread, ci vuole più coordinamento fra i Ventisette, e una rafforzamento della sorveglianza finanziaria.
LItalia arriva alle riunioni di Eurogruppo ed Ecofin con i saldi di finanza pubblica messi in sicurezza dalla manovra estiva, nonostante il peggioramento del fabbisogno di cassa (52,5 miliardi nei primi 10 mesi). «La Commissione conferma la validità del nostro piano triennale», dice Tremonti. Se venissero allentati i margini europei, il Tesoro avrebbe a disposizione qualche miliardo per una manovra sui consumi a fine anno.
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