L’Europa non esiti e si schieri con i perseguitati

Alcuni fedeli egiziani, all’indomani della strage di Nagaa Hamadi, hanno rivelato che da anni programmi televisivi, radio e giornali continuano a predicare intolleranza verso i copti

di Mario Mauro*

Alcuni fedeli egiziani, all’indomani della strage di Nagaa Hamadi, hanno rivelato che da anni programmi televisivi, radio e giornali continuano a predicare intolleranza verso i copti. Anche le minacce che sistematicamente riceve il vescovo possono sicuramente essere inserite nello stesso clima di odio e destabilizzazione che sta investendo come un uragano la comunità copta d’Egitto, una minoranza che rappresenta comunque il 10% della popolazione. Era il vescovo Anba Kirillos il vero obiettivo degli attentatori che lo scorso 7 gennaio hanno ucciso otto cristiani fuori dalla messa di Natale a Nagaa Hamadi. Lo ha dichiarato lo stesso vescovo, che è riuscito a mettersi in salvo uscendo da una porta secondaria della chiesa.
Alla luce di una tensione che da molti mesi ristagna nella zona, risulta molto difficile credere fino in fondo che le azioni contro i cristiani siano soltanto dei barbari atti di vendetta contro uno stupratore. Le nuove istituzioni europee, nate dopo la ratifica del Trattato di Lisbona, oggi più potenti e più compatte, non possono esitare un secondo di più a sollecitare la comunità internazionale a una mobilitazione per difendere la minoranza cristiana in Egitto. Occorrono azioni di condanna ferma e senza condizioni per difendere quello che ormai è diventato uno degli aspetti più importanti e più incisivi dell’identità delle persone: la libertà religiosa. Questo è il senso dell’interrogazione che abbiamo presentato alla Commissione europea e al Consiglio europeo, con la quale auspichiamo che essi intervengano presso il governo egiziano per mobilitarsi a protezione di una minoranza sotto costante minaccia e di chiarire altresì come intendano agire per assicurare a tutti, comprese le minoranze, di esprimere liberamente il proprio credo, in nome di quegli ideali di pace e di giustizia su cui si fondano le nostre comunità, in tutte le parti del mondo. Fuori da tutti i siti turistici d’Egitto è presente la polizia. Di fronte a minacce che sono durate mesi e mesi in cui la frase ricorrente era «Non vi permetteremo di celebrare le feste» la polizia egiziana non ha mosso un dito.
«Per giorni ho atteso che succedesse qualcosa alla vigilia di Natale». È raccapricciante leggere questa frase del vescovo Kirillos, per noi che amiamo la democrazia. Dobbiamo essere noi a far capire a dei governanti riconosciuti da tutti come islamici moderati come quelli egiziani che se vogliono veramente un futuro di pace e di dialogo, devono utilizzare ogni mezzo in loro possesso per difendere le minoranze come quella cristiana.

Il dialogo tra diverse culture e religioni non può essere un dialogo astratto né deve dare per scontato che l'esperienza religiosa è vissuta nella sua verità e nella globalità delle sue dimensioni.
*Presidente dei deputati del Popolo della libertà al Parlamento europeo

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