L’evasione è schizzata a 120 miliardi E l’economia sommersa torna a crescere

RomaLa crisi non fa solo produrre meno ricchezza e aumentare il numero dei disoccupati. Tra gli effetti collaterali ce ne sono di meno scontati, ma altrettanto preoccupanti, come l’aumento dell’evasione fiscale. La contrazione dell’economia regolare, insomma, incoraggia le attività in nero. L’ultima crisi che ha investito il pianeta non ha fatto eccezione e nel 2009 - secondo una stima prudenziale pubblicata ieri dal Sole 24ore - l’evasione è arrivata a quota 120 miliardi di euro. Venti miliardi in più del 2007 e cinque volte la manovra che il governo si appresta a varare, tanto per dare una misura.
La cifra tiene dentro tutte le imposte sfuggite al controllo del pubblico, in particolare Irpef, Ires, Iva e Irap, ma anche i contributi previdenziali. Perché uno dei primi effetti delle crisi economiche è l’aumento del lavoro nero. E non succede solo in Italia. Se ne sono accorti, ad esempio, anche nella virtuosa Germania, dove hanno registrato un aumento della shadow economy a partire dal 2008 e si aspettano per il 2010 un ulteriore aumento dovuto soprattutto al lavoro irregolare.
«Nel 2010 - sostiene uno studio del professor Friedrich Schneider dell’Università di Lienz citato dal Sole - il previsto incremento della disoccupazione provocherà un ulteriore aumento del sommerso. Perché in tempi di crisi il lavoro in nero aumenta in tutti i paesi e in particolare in quelli molto regolamentati».
Inutile dire che questa tendenza rilevata in Germania ha già investito l’Italia dove il lavoro sommerso è tornato a crescere. Un aspetto di non poco conto, anche perché - e questo è un altro dato che cozza con la percezione comune dell’evasione, che si concentra sulle imposte e sulle tasse - i contributi sociali sono in cima alla top ten negativa, con una cifra compresa in una forchetta tra i 37 e i 42 miliardi di euro. Segue l’Irpef con 24-27 miliardi, l’Iva - tra i 15,8 e i 16,8 miliardi. L’Irap, imposta più odiata dalle aziende, registra un’evasione tra i 5 e i 5,6 miliardi.
L’evasione è un problema antico, ma la situazione è peggiorata da quando si è fatta sentire la crisi. Tra il 2008 e il 2009, l’Istat ha registrato un aumento del lavoro nero. Lo 0,3 per cento in più, che non è molto, ma è un campanello di allarme perché arriva dopo anni di calo ininterrotto. In generale l’Istat ha stimato che l’economia sommersa sia tra il 16,9 e il 15,3 per cento del Prodotto interno lordo. In euro, 257 e 232 miliardi. Un pezzo di produzione nazionale che sfugge completamente al controllo pubblico e che corrisponde a un’evasione tra i 105 e i 118 miliardi. Proprio su queste cifre, per così dire fisiologiche, si sono innestati gli effetti della crisi.

La maggiore propensione al lavoro nero, ma anche l’evasione dell’Iva - altro classico delle crisi. Recentemente è stata l’Agenzia delle entrate a ricordare come, in tempi di crisi, l’evasione delle imposte indirette aumenta.

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