da Londra
Una «crepa spalancata» incombe sulle arcinote teorie sul riscaldamento del pianeta. Un cospicuo residuo di dubbio che dovrebbe consigliare la massima prudenza, ma che invece viene colpevolmente disatteso ogni giorno da autorità politiche e media di tutto il mondo.
A denunciarlo, una delle pochissime voci fuori dal coro, l'ex direttore di New Scientist, autorevole rivista scientifica. In un articolo cliccatissimo sul sito del Times, Nigel Calder punta il dito contro parte della comunità scientifica, accusata di politicizzare strumentalmente «una particolare ipotesi», tradendo così i principi base del pensiero scientifico. Calder non nega che esista un'altissima probabilità che sia l'uomo la causa principale «dell'aumento delle temperature», ma ritiene altresì che le conclusioni a cui la climatologia moderna è fin qui giunta non possano essere considerate conclusive, né tanto meno onnicomprensive. Più che una contro-tesi, si tratta un rimprovero di metodo, accompagnato dall'implicita accusa di faziosità aprioristica. D'altronde, sostiene lo scienziato, gli studi sul clima negli ultimi 20 anni sono stati «politicizzati a favore di una particolare ipotesi», costituendo di fatto un pensiero unico dominante e incontestabile.
«Oggi chiunque dubiti che il riscaldamento globale sia causato dall'uomo è sospettato di essere sul libro paga delle compagnie petrolifere - afferma Calder - e alcune ricerche chiave sul clima sono praticamente ignorate». Secondo il divulgatore scientifico britannico il fondo di incertezza ancora presente nelle teorie sul cambiamento climatico rappresenta una «crepa spalancata» attraverso cui può passare unaltra teoria, magari di indirizzo opposto. Se è vero, come sostengono gli scienziati dell'Intergovernmental Panel on Climate Change, che «molto probabilmente la maggior parte dellaumento delle temperature sia dovuto ai gas serra prodotti dall'uomo», Calder sottolinea come quel «molto probabilmente» corrisponda a una sicurezza del 90%, che lascia un margine di errore del 10%. Un'enormità inaccettabile per assurgere a verità scientifica: a oggi non è possibile dimostrare con certezza che l'aumento delle temperature registrato nel '900 sia riconducibile principalmente ai gas-serra emessi dall'uomo.
Per dare forza alle sue parole Calder torna indietro di mezzo secolo, al 1958, quando «Sir John Cockcroft, il primo fisico nucleare britannico, disse di essere sicuro al 90% che i suoi ragazzi avevano raggiunto la fusione nucleare controllata». Una convinzione prematura, poi rivelatasi sbagliata. Come può ancora capitare alla teoria sul riscaldamento del pianeta: una verità ritenuta assodata, che assodata (almeno scientificamente) ancora non è. «L'entusiasmo per lo spauracchio del riscaldamento globale - conclude Calder - fa sì che le ondate di caldo diventino titoli di prima pagina, mentre segnali contrari come i miliardi di dollari persi questo inverno per le inconsuete gelate in California vengono relegati alle pagine di economia. Altre notizie ignorate sono l'arrivo ritardato dei pinguini di Adelia nell'Antartide orientale, dove si recano per nidificare, o l'aumento dell'8% del ghiaccio marino nell'Oceano meridionale».
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