Roberto Bonizzi
L'ex prefetto vorrebbe i vigili come psicologi. «Non devono arrestare i ladri o i criminali, ma parlare con la gente e osservare la realtà». Non tutori dell'ordine, ma spalle su cui piangere. «Il mio programma è chiaro - spiega Bruno Ferrante in un incontro della sua campagna elettorale con i "ghisa" -. Più vigili di quartiere, più vicini alla gente». Il candidato sindaco del centrosinistra ascolta per un'oretta i desiderata di una delegazione di agenti della polizia municipale poi parte all'attacco della giunta Albertini, del lavoro fatto finora, e delle proposte di Letizia Moratti, candidato della Cdl alla poltrona di Palazzo Marino. «La mia idea è completamente diversa - spiega -. I vigili sono assenti, invece dovrebbero stare nelle strade, nei mercati. C'è troppa confusione di ruoli con i poliziotti e i carabinieri». Ferrante, che fino a pochi mesi fa aveva il compito di garante dell'ordine pubblico di Milano, porta alla luce un pentimento (tardivo) svelando alla platea di «ghisa» che ha provato «fortissimo imbarazzo» quando, qualche anno fa, «il governo ha varato il provvedimento che prevedeva al fianco dei vigili anche poliziotti e carabinieri di quartiere. Figure che non avevano nessuna competenza e conoscenza in materia, potevano essere trasferiti in ogni momento e soprattutto erano pochi, soltanto 14». Non basta. Altro pentimento. L'uomo dell'Ulivo nella corsa a Palazzo Marino attacca anche «le parate militari e le feste per scimmiottare gli altri corpi.
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