L’ex premier in Sardegna sceglie il silenzio in pubblico

RomaPubblicamente non si lascia sfuggire nessun commento. Neanche durante la breve puntata al centro commerciale che si trova sulla strada che dall’aeroporto di Olbia porta a Porto Rotondo. Strette di mani, foto, scambi di auguri ma neanche una parola sul caso del giorno. D’altra parte, la ricostruzione della telefonata tra Angela Merkel e Giorgio Napolitano riportata dal Wall Street Journal non è certo una novità, visto che già allora molti quotidiani italiani diedero conto del pressing della cancelliera tedesca sul Quirinale. La notizia, invece, sta forse nel fatto che ad oltre due mesi di distanza il Wsj decide di dare tanta enfasi a un fatto che per ovvie ragioni è destinato a creare qualche frizione tra Italia e Germania. Oltre che a confermare quella che da tempo è una convinzione del Cavaliere. E cioè l’essere in qualche modo «sotto assedio» anche sul fronte estero. Colpa anche - si è più volte sfogato in privato Berlusconi negli ultimi mesi - dell’atteggiamento di Giulio Tremonti che «mi ha sputtanato» in giro per il mondo andando a dire durante i vertici internazionali che «lui ci ha messo tre anni a dare credibilità all’Italia e che io avrei vanificato il suo lavoro».
Detto questo, che i rapporti con la Merkel non siano mai stati particolarmente buoni non è certo un mistero. Distanze umane e caratteriali, oltre che ovviamente politiche. E che la cancelliera sia arrivata persino a intervenire nelle politica di un partner europeo è una cosa che Berlusconi considera «inaccettabile». Ma non certo da ieri, visto che le frizioni sono antiche e diverse sono state le occasioni di scontro. Basti pensare allo scorso 23 ottobre quando - tre giorni dopo la telefonata tra la Merkel e Napolitano - la cancelliera tedesca e Nicolas Sarkozy si lasciano andare ad un sorriso beffardo davanti ai giornalisti che gli chiedono conto delle rassicurazioni date da Berlusconi all’Ue.
Inaccettabile politicamente, perché - per usare l’espressione della deputata del Pdl Melania Rizzoli - finiamo per diventare una «colonia tedesca». Ma anche personalmente. Visto che - ragionava qualche tempo fa il Cavaliere parlando proprio dell’ostilità della Merkel - farebbe bene «a pensare alle cose di casa sua se il gradimento che ha in Germania è ben lontano da quello che ho io in Italia ancora adesso che non sono più a Palazzo Chigi». E che ad oggi i rapporti siano gelidi lo conferma la smentita arrivata da Berlino alla ricostruzione del Wsj visto che il portavoce della Merkel si limita a dire che «il presidente Napolitano ha descritto correttamente il contenuto della conversazione telefonica». Si limita, insomma, a confermare la smentita del Quirinale.
Quel che incuriosisce è che proprio giovedì, nella conferenza stampa di fine anno, Mario Monti aveva più volte citato la Germania arrivando a chiedersi «se non sono stato nominato in parte per dare un segnale all’opinione pubblica tedesca».

E forse la risposta potrebbe anche essere sì, visto che poi il premier si è premurato di aggiungere che lui è «considerato come il più tedesco fra gli economisti italiani». Tanto che l’ex ministro Giorgia Meloni chiede al presidente del Consiglio di «chiarire la curiosa affermazione» fatta giovedì.

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