Politica

L’ex socialista «salvato» dallo scranno

Volendo usare ancora una volta l’immagine del terremoto per descrivere i travagli del centrosinistra pugliese, si potrebbe dire che la prima scossa fu avvertita a febbraio. Provocò una crepa nella giunta Vendola, ma col senno di poi bisogna ammettere che il segnale fu sottovalutato. All’epoca, infatti, i danni sembrarono limitarsi alle dimissioni dell’assessore alla Sanità, Alberto Tedesco. Coinvolto nelle indagini sulla malagestione degli ospedali pugliesi, Tedesco fece quello che i compagni di partito e i colleghi della giunta definirono unanimi «un gesto esemplare»: rimise il mandato nelle mani del presidente Vendola.
Era un modo per mettersi al riparo mentre infuriava la buriana, tanto più che Tedesco contava di cadere in piedi. A giugno, le elezioni europee avrebbero liberato un posto in Parlamento: il senatore Pd ed ex ministro Paolo De Castro sarebbe volato a Strasburgo, e il seggio vacante era già stato prenotato dal dimissionario assessore. Un premio al «gesto esemplare». Così oggi Alberto Tedesco può assistere allo sviluppo delle indagini da Palazzo Madama, a Roma. Con la serenità di spirito garantita dallo scudo dell’immunità parlamentare.
Tedesco è sospettato di aver abusato del suo ruolo d’assessore per favorire negli appalti alcune aziende di amici e di parenti. Tra i parenti, i suoi due figli, la cui impresa, da lui fondata, fornisce protesi sanitarie. Tra gli amici, Giampaolo Tarantini, che poi sarebbe stato coinvolto anche nell’altro filone dell’inchiesta barese, quello delle escort e dei festini. Potenziali concorrenti (anche Tarantini si occupa di protesi), in realtà beneficiari dello stesso sistema: questa, almeno, la tesi dell’accusa.
Ad accusare, peraltro, non sono solo i magistrati che stanno indagando sulla vicenda, e che ieri hanno ordinato la perquisizione delle sedi pugliesi di Pd, Socialisti, Sinistrà e libertà, Prc e Lista Emiliano (il sindaco confermato di Bari). In effetti, alle prevedibili critiche del centrodestra, si aggiungono quelle dell’Italia dei valori (non presente nella giunta Vendola), che oggi ricorda come la corruzione non abbia colore politico, ma che già a febbraio aveva girato il coltello nella piaga. «Da un anno e mezzo», aveva detto allora il coordinatore regionale dei dipietristi, Pierfelice Zazzera, «abbiamo sollevato la questione di opportunità politica rispetto al conflitto d’interesse dell’assessore Tedesco nella materia sanitaria, ma nessuno ci ha ascoltati». Evidentemente, Vendola aveva deciso di non privarsi di questo politico accorto e navigato. Molto navigato: sessant’anni e un’esperienza trentennale tutta nel solco del socialismo, passando dal glorioso Psi ai suoi succedanei postcraxiani: Nuovo Psi, Sdi, Socialisti autonomisti... Fino all’ingresso nel Pd. Con l’idea di fare della Puglia un laboratorio del centrosinistra del futuro: allargato a sinistra e dialogante col centro.

Un progetto che oggi si scontra col timore di finire vittime di un’arma troppe volte da questo stesso centrosinistra evocata: la questione morale.

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