L’Hellas ci riprova un anno dopo Stavolta con Mandorlini porta fortuna

C’era una volta l’Hellas, fondata nel 1903 che, come AC Verona Hellas raggiunse la serie A nel 1957 e, dopo varie vicissitudini, conquistò tre finali di Coppa Italia. Ma costruì anche la leggenda della “fatal Verona” quando nel 1973 e nel 1990 tolse due scudetti al Milan e quando soprattutto nel 1985 conquistò addirittura il titolo. Era il Verona dei miracoli e dell’onestà targato Osvaldo Bagnoli, quello del clown Garella tra i pali; mastini in difesa come Fontolan, Tricella, Briegel; corridori-pensatori come Fanna e Di Gennaro; bomber doc come Galderisi ed Elkjaer. Quel Verona che partecipò anche alla Champions venendo eliminato dalla Juve di Platini, oggi non c’è più, è stato ridimensionato e scavalcato dalla favola del piccolo quartiere del Chievo che, dal 2001, è diventato la prima squadra cittadina. E intanto la nuova FC Hellas precipitava in serie C nel 2007, con le ambizioni azzerate e in crisi continua.
«Ma ora abbiamo rialzato la testa e siamo pronti a riprenderci il posto che ci spetta nel calcio che conta», afferma Giovanni Martinelli, l’uomo che nel gennaio 2009 salvò la società dopo la tragica scomparsa del presidente Piero Arvedi. Già, perché oggi alle 18 (diretta Rai Sport 1) allo stadio Arechi di Salerno esaurito con 31.000 spettatori (2.000 veneti grazie all’intervento del Sindaco Tosi che ha sbloccato i biglietti), il Verona cerca la promozione tra i cadetti, partendo dal rassicurante vantaggio di 2-0, grazie a due rigori di Nicola Ferrari, ottenuto nell’andata e dopo aver eliminato in semifinale il pericoloso Sorrento (2-0 e 1-1). Seconda finale consecutiva per i gialloblu di Andrea Mandorlini, l’ex interista fresco di triplete in Romania (campionato, Coppa di Romania e Supercoppa col Cluij) subentrato al “Principe” Giuseppe Giannini nel novembre 2010, perché già un anno fa (allenatore Vavassori) i gialloblu vennero beffati in finale dal Pescara (2-2, 1-0).
«Cercheremo di giocarcela, questo è poco ma sicuro e non mi interesso delle quattro assenze pesanti nella Salernitana, penso esclusivamente alla mia formazione e spero che la buona sorte, dopo aver scelto di lasciare la Romania per venire a Verona, mi accompagni ancora qualche giorno», il commento di un Mandorlini concentrato e deciso.

Peccato che a guastare gli umori ci abbiano pensato attacchi e minacce comparse su alcuni social network nei confronti del tecnico ravennate («Cercano di colpirmi per influenzare i miei giocatori che però sapranno ben reagire sul campo»).

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