Con l’Housing sociale nuovi alloggi per le fasce più deboli

Housing sociale, una nuova frontiera per l’edilizia abitativa in Italia. Il progetto vede la compartecipazione di pubblico e privato per la realizzazione di nuovi alloggi da destinare alle fasce più deboli. «È un programma a cui seguiranno, attraverso un libero confronto, ulteriori soluzioni che potranno contribuire alla crescita e allo sviluppo del Paese», come sottolineati dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, presente al forum «Privato e pubblico, insieme per il sistema Paese», organizzato dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri, presieduta da Paolo Saltarelli. Per il ministro, intervenuto alla tavola rotonda su «Housing sociale, un progetto per il Paese con il contributo delle Casse di previdenza», moderata da Sebastiano Sterpa, «è indispensabile creare un rapporto di dialogo trasparente e di reciproca fiducia con gli enti previdenziali per costruire un futuro di benessere e maggiore equità».
Il bando è in fase di registrazione presso la Corte dei conti ed entro luglio dovrebbero arrivare i contributi dei fondi immobiliari. «Chiedendo la compartecipazione dei privati - spiega il sottosegretario alle Infrastrutture, Mario Mantovani - dopo due anni siamo alla fase conclusiva. Il governo ha stanziato 150 milioni, la Cassa depositi e prestiti ha messo a disposizione un miliardo e le banche hanno promesso interventi per un altro miliardo. Si attende, ora, l’intervento delle casse previdenziali. Obiettivo è arrivare a quota 3 miliardi». Dal punto di vista dell’individuazione delle aree edificabili, invece, Mantovani è tranchant. «Se si tratta di housing sociale - spiega - si può procedere anche alla modifica dei piani regolatori. Unico punto fermo resta l’abbattimento dei costi. D’altra parte, se il Comune mette a disposizione le aree edificabili si abbattono i costi di circa il 40%». E centrale è proprio il ruolo dei Comuni, che avranno il compito di approvare i progetti e di stilare le liste di assegnazione degli alloggi. Della validità dell’iniziativa è convinto anche Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Famiglia. «Solo contando su Casse di previdenza, Enti locali e Stato - osserva - attraverso l’housing sociale si potranno costruire strumenti concreti». Dal presidente della Commissione ambiente della Camera, Angelo Alessandri, arriva una proposta: «Abolire i rioni popolari ed emarginanti e utilizzare le case sfitte o invendute per destinarle all’housing sociale». Saltarelli, presidente della Cassa di previdenza dei ragionieri, è convinto del fatto che «la questione abitativa, in Italia, è diventata un’emergenza per una fascia di lavoratori che, pur potendo contare sul reddito, non ha la possibilità di sostenere i costi di un canone di locazione a prezzi di mercato».

«A noi - aggiunge - viene chiesto di rappresentare un impegno di privati nell’ambito di regole pubbliche per far fronte, come possiamo, alle inevitabili carenze della Pubblica amministrazione e alle esiguità di cui dispone».

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