L’imam: sì al trasloco ma affitto scontato

L’imam: sì al trasloco ma affitto scontato

(...) Che consegna la polpetta avvelenata alla Regione «in quanto organo sovraterritoriale». E soprattutto, grazie all’assessore Davide Boni, grande sponsor dell’operazione. Nonché sponda scelta da Maroni, il ministro leghista che, in un primo momento, si era «dimenticato» di invitare il Comune al tavolo convocato venerdì in prefettura. Quasi che la partita andasse giocata solo dagli amministratori in quota Lega. Ma non sarà così, soprattutto dopo la telefonata di fuoco fatta dal sindaco Letizia Moratti che ha preteso di essere rappresentata dal vicesindaco. Sulla moschea, quindi, va in onda il derby tra i leghisti e il resto del centrodestra. Con il Carroccio che tenta la fuga in avanti. E gli altri piuttosto irritati. E scettici sulla possibilità di trovare in sessanta giorni la soluzione a un problema che si trascina da tredici anni.
«Il Comune - fa il punto De Corato - è disponibile a trovare una soluzione per un luogo di preghiera a tempo. Ma se l’intenzione è chiudere il centro di viale Jenner, il trasferimento non potrà riguardare la città, perché questo significherebbe semplicemente spostare il problema in un altro quartiere. Tocca alla Regione, quale organo sovraterritoriale, farsi carico di trovare un’area. Che, per evidenti questioni logistiche, dovrà necessariamente essere non urbanizzata, non residenziale, non commerciale».
Un rebus di difficile soluzione come sa bene De Corato che sui temi della sicurezza in città è un archivio vivente. Ed è impossibile, anche senza andare troppo lontano nel tempo, non ricordare come sia ben lontana da essere risolta la querelle su Chinatown. Con tutte le proposte di spostamento (Arese, Gratosoglio, Lacchiarella) cadute una dopo l’altra per la resistenza passiva dei commercianti tutt’altro che intenzionati a lasciare i magazzini all’ingrosso di via Sarpi e dintorni.
«Se il signor ministro ha una proposta, ci convochi e la valuteremo insieme», le buone intenzioni dell’imam Abdel Amid Shari che si scontrano subito con la lista delle richieste. «La nostra necessità è quella di avere un posto servito dai mezzi pubblici. Non siamo affezionati a viale Jenner e se ci propongono qualcosa di adeguato ci trasferiamo». A patto di rimanere in città e di affittare un immobile di proprietà pubblica con canone agevolato. Ma su questo c’è il già il niet di Maroni, «niente soldi pubblici».
Al ministro, si fa diplomatico De Corato, «va il ringraziamento per aver posto il problema al centro della sua attenzione. È di tutta evidenza che bisogna trovare una soluzione fuori da Milano e dal suo hinterland che, in ogni direzione, è tutto urbanizzato.

Se i responsabili della moschea non hanno idee in merito, come ho spiegato all’assessore al Territorio Davide Boni, toccherà alla Regione, quale ente sovracomunale e territorialmente competente, farsi carico di trovare un’area adeguata». E ora? «Nei prossimi incontri in prefettura, vedremo i rappresentanti di Regione e Provincia per definire la scaletta operativa».

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