L’imbarazzo delle star che cantavano per il raìs

Come per Frank Sinatra e Sam Giancana. Il cantante e il boss. Quarant’anni dopo ci sono i menestrelli e il dittatore: sul palco di Gheddafi sono saliti Beyoncé, Nelly Furtado, Lionel Richie, Mariah Carey. È una lunga lista quella delle star che si sono esibite per allietare il clan libico. Applausi e inchini. Cachet da favola di fronte ai quali come si fa a dire no. Eppure a guardare indietro tutti si sentono sulle spine. Nelly Furtado è la prima che cede al «mea culpa». Fa un passo indietro, e ammette l’errore. E di suo pugno confessa su Twitter: «Nel 2007 mi sono esibita per il clan del colonnello e ho ricevuto un milione di dollari». Niente male per 45 minuti di show. E allora che fare, si è interrogata a lungo la cantante. Lei che, dice, proprio non aveva capito chi erano quei potenti venuti dalla Libia. Non se lo era mai domandato Nelly. Poi la decisione finale: alla luce delle ultime vicende in Libia, donerà interamente la cifra in beneficenza. Troppo ingombranti quei soldi.
Serviva una guerra civile e decine di morti per svelare la vera natura del colonnello, una vita passata a sfogare capricci e desideri della sua famiglia? Nelly non è la sola a svegliarsi all’improvviso. Alla corte del dittatore sono passati un po’ tutti i big dello spettacolo. L’anno scorso era toccato a Beyoncé. L’occasione si era presentata con la festa di Capodanno. All’isola caraibica di St Barth il figlio Hannibal aveva pensato a tutto, compreso un invito per la cantante. Un impegno fruttato bene: due milioni, per una serata. Beyoncé almeno, nota per la sua indipendenza e abituata a fare quello che vuole, non fa la pentita. Sapeva bene lei, molto prima degli ultimi sviluppi, che partecipare al concerto privato di fine anno di Hannibal, già famoso per le violenze coniugali, non sarebbe stata la migliore pubblicità. Altrettanto concreta la grande Mariah Carey: 1 milione per quattro canzoni, questa volta da dedicare al figlio preferito, il riformatore, Seif.
Nel 2005 all’Hotel Excelsior di Venezia si faceva la fila per entrare all’esclusiva festa di beneficenza organizzata dalla contessa Cicogna per i figli del colonnello libico, la «Lybian Night». Allietavano la serata gli spagnoli Gipsy Kings, e il rapper americano 50 cent.
Ci sarebbe poco da fare i moralisti: i cachet da sogno spiegano tutto. Ma di questi tempi una star non è tale se non mostra il suo lato buonista. E avere nel curriculum le serenate al Colonnello è imbarazzante se poi vuoi presentarti sul palco delle serate di beneficenza? Ecco spiegata la corsa a prendere le distanze e a dimenticare.
Usher è l’esempio perfetto: il rapper americano ha avuto il privilegio di cantare sul palco alla cerimonia di insediamento di Obama.

Un grande onore quella volta, lui il cantante venuto dal ghetto, il giovane nero che sfida il razzismo, che difende le minoranze. Un grande colpo. E adesso Usher come lo spiega ai suoi fan che qualche mese dopo si è presentato anche sul palco di Gheddafi?

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