Affaire Mastella-Di Pietro, terzo giro di intercettazioni. Quella che pubblichiamo oggi, depositata in procura a Bari, è datata 18 febbraio 2009. Limprenditore Alessandro Giorgetta registra di nascosto la conversazione con linvestigatore della Gdf che gli ha ripetutamente raccontato del (presunto) piano per coinvolgere lincolpevole Mastella in uninchiesta per truffa a Benevento. Limprenditore sta parlando di una lite (inerente il modo in cui furono condotte le indagini) che ha visto come protagonisti lo stesso finanziere e un coimputato di Giorgetta, tale Scica. Il finanziere si confida con limprenditore, e gli rivela frasi che gli avrebbe detto il procuratore capo di Larino, Nicola Magrone. Ma essendo, queste ultime, dichiarazione de relato, vanno prese con la massima cautela.
Finanziere: «Non ci possiamo permettere questi comportamenti, la gente la deve smettere di colpire il singolo. Marescia', Marescia, non si preoccupi che anche noi qua a Larino subiamo questi attacchi, questi affronti». Giorgetta: «E mo lo vai a denunzia'?». F. «No, m'ha detto (Magrone, ndr). Mi devi fare un rapporto di servizio». G: «Ma figurati». F: «Colpire uno, il motto sai qual è? Colpire uno per educarne cento». G: «Beh, insomma!». F: «Ho dovuto fare il rapporto di servizio» (...). F: «No però io prima ti ho detto una cosa, quando mai. Mi ha obbligato a fare rapporto di servizio (il riferimento è al procuratore di Larino, Nicola Magrone, ndr). Il rapporto di servizio se permetti lo faccio io». G: «Penso che non saranno così caini da dare un seguito a questo». F: «Quello il motto è Colpire uno per educarne tanti. Mo se finiamo tutti quanti, io in prima persona che sono il protagonista mio malgrado, su come si chiama, mo ci vuole, la cronaca locale». G: «E perché?» F: «Perché deve educare, quello è un educatore (riferito a Magrone, ndr), quello è un educatore. Deve fungere da deterrente».
Quella che segue è unaltra registrazione, datata stavolta 30 aprile 2010. Giorgetta cerca di farsi spiegare dal finanziere come volevano incastrare Mastella. G: «Mi devi spiegare solo una cosa, perché mi devi levare qualche dubbio. Mo è uscito pure questo cazzo di nome, di Mastella, robe varie. Ma come è nata? (...)». F: «Lidea che mi sono fatto io è che è nata, non è passata da noi questa informazione, è passata direttamente in procura nelle mani di Magrone. Lidea che mi sono fatto io, però in mano non cho niente». G: «Ma che fa Magrone, che teneva...». F: «Era una voce per me e poi fu confortata nellambito delle escussioni a sommarie informazioni. Mo da chi in particolare non me lo ricordo. Tu mi hai fatto un nome, dimmi un po? Nardella (il testimone, ndr)»? (...) G: «Ma anche perché cera quella lettera di Di Pietro che mi dicevi...». F: «Eh, quella là». G:«Da quella là». F: «No ma Di Pietro non era legato a Mastella». G: «Eh!». F: «Di Pietro e Mastella non erano». G: «E vabbè, l'hanno. Di Pietro lha detto». (...). G: «Ma che io facevo parte di un sistema? e che cazzo». F: «È un sistema proiettato in questa realtà geografica. Tu proiettato nella realtà di Milano, non stavamo qua neanche a parlare, non ci conoscevamo neanche. Non mi riconosceresti manco per strada. Proiettato in questa realtà, è più grande di quella che è» (...). G: «Insomma, quandè lultimo il teorema di quelluomo là (riferito a Mastella) che diceva sempre alla televisione, a Porta a Porta, che parecchie procure erano contro di lui, non è che teneva torto, eh?». F: «Che ti volevo dire?». G: «O no?». F: «Non ho manco capito se Magrone è amico a Di Pietro, non lo so. Se si sono scontrati, una volta mi dicono che vanno a mangiare insieme, una volta mi dicono che si sono scontrati». G: «E vabbuò, per mettere fuori a Mastella, secondo me era tutta unorganizzazione». F: «Che ti devo dire. Mo veramente, va, na cosa ti deve tranquillizzare, mo non ti pensa né in questo ambiente, né fuori. Ora non ti pensa più nessuno». G: «E lo so, oramai a rovinarmi mhanno rovinato». (...) G.: «Oh, insomma, spiegami questa qua, che io solo questo voglio capire per chiuderlo». F: «Io quello che so te lho detto». G: «Per chiuderlo. Ma quella cazzo di lettera fammela leggere (riferita al misterioso documento-esposto su Mastella, ndr)». F: «Abbiamo stravolto gli uffici, sta tutto a schedario, laccesso alle persone non è autorizzato, non è una cosa che c'è su un file e non saprei dove mettere le mani. Ti devo raccontare che mi è passata tra le mani». G: «Per chiudere il fatto penale. Quando ti incontro...». F: «Mi è passata fra le mani. Che io vedi ti facevo contento a te e contento a me. Nel senso che te lo facevo vedere, non te lo davo in mano, non...». G.: «Solo vedere, solo vedere...». F: «Alla fine io potevo dire...». G: «Perché sennò mi sembra così, mi sembrano chiacchiere (...)».
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