Alitalia compie un anno e, a parte le manifestazioni annunciate dai cassintegrati, i suoi vertici sembrano soddisfatti dei risultati raggiunti sia in termini operativi che finanziari. Marco Ponti, professore di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano, è sempre stato piuttosto critico sul salvataggio della compagnia. Gli chiediamo: dopo un anno, si ricrede?
«No. Dicendo che va tutto bene si dimenticano due cose».
Quali?
«Limmunità ottenuta per tre anni dallAutorità Antitrust e il fatto che sono stati usati grandi quantità di soldi dei contribuenti».
Lazienda sostiene di essere in linea con le previsioni del piano industriale.
«Non posso non crederci, anche se il piano industriale è legittimamente non del tutto noto. Ma immagino che i vertici si dicano contenti anche per rassicurare i propri sponsor industriali e politici: il problema è che gli azionisti sono liberi di vendere dopo la scadenza dei vincoli, e credo che saranno felici di farlo. O di non sottoscrivere eventuali ricapitalizzazioni. A me resta un forte sospetto...».
Quale?
«Che sarebbe stato meglio accettare lofferta di Air France, un anno prima. Per tutti: dipendenti, azionisti, contribuenti, viaggiatori...».
Ma la storia non si fa con i «se». È acqua passata.
«Sì, ma Air France oggi è il principale azionista ed è il soggetto che può esprimere, a differenza degli altri soci, una forte esperienza di settore. A parte gli aspetti formali, le decisioni sostanziali passano da Air France. Dico solo: si poteva fare prima. Il tricolore sulla coda era garantito lo stesso».
In che senso le decisioni sono influenzate, secondo lei, dai francesi?
«A parte linnesto di dirigenti da Parigi, i segnali mi sembrano abbastanza chiari. Ad Air France va bene anche perdere purché ci sia un sostanziale assorbimento di Alitalia nel gruppo. In altre parole, non importa laspetto finanziario, quanto quello commerciale e operativo, che è il profilo che interessa ai francesi per la futura integrazione del mercato italiano».
Secondo lad di Alitalia, Rocco Sabelli, le perdite di questanno saranno di 300 milioni, in linea con le previsioni, e il pareggio arriverà nel 2011. Qual è il suo commento?
«Bisogna vedere che cosa accadrà quando saranno ripristinate le regole sulla concorrenza. Fino a quel momento i conti dovranno essere considerati artificiali, assistiti, perché è stato forzato il libero mercato. La protezione contro la concorrenza è un danno esplicito e misurabile ai viaggiatori italiani. Va sempre ricordato».
Se è stata accordata cerano tuttavia delle ragioni.
«Si voleva evitare che Alitalia venisse spennata subito».
Secondo lei la comprerà Air France?
«Sì, e immagino che ciò avvenga proprio allo scadere dellimmunità Antitrust. E, ripeto, il tricolore (col verde) sulla coda resterà, non ne ho dubbio. Questi sono falsi problemi».
Alitalia è comunque convinta di risanare i conti in due esercizi e di crescere per volumi e ricavi.
«Ritengono di poter aumentare gradualmente i ricavi e di abbassare i costi. Ma non si tratta di una cosa scontata, in un mercato difficile».
Per Air One si profila unattività autonoma da Malpensa, a basse tariffe.
«Non sarà facile. Ma tutti ci auguriamo che funzioni. Cè il fiato sul collo delle low cost e - questa volta sì - si punta alla concorrenza».
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