Di questo passo somiglierà sempre più allimitazione che ne fa Neri Marcorè: dice una cosa, fa il suo contrario. È cronaca dellaltro giorno. Di Pietro si è fatto proteggere dallimmunità di eurodeputato per una causa civile di diffamazione, dopo aver pubblicamente detto che avrebbe rinunciato alle garanzie da eurodeputato (Ansa, 11 febbraio 2009), dopo aver detto che larticolo 68 della Costituzione, per lappunto limmunità, va cancellato perché «aveva senso quando fu scritto, dopo la fine del fascismo. Ho sempre detto che larticolo 68 andrebbe abrogato» (Ansa, 23 luglio 2007).
Si protegge con limmunità, ancora, dopo aver fatto sfoggio di eticità sulla pelle del senatore Luigi Grillo, Pdl, raggiunto da rinvio a giudizio nel maggio 2008: «Ora chiederà di non avvalersi dellimmunità parlamentare per farsi giudicare, come responsabilità istituzionale vorrebbe?», disse Di Pietro.
Chiede e ottiene la tutela parlamentare, dopo aver sfidato pubblicamente Silvio Berlusconi sul medesimo punto: «Se vuole querelarmi rinunci allimpunità» (Ansa, 12 aprile 2008); dopo aver tuonato pubblicamente, lo stesso giorno della sua immunità, contro quella del premier, che sarebbe invece segno di «paraculaggine». Qualcosa non torna. Se ne sono accorti pure i suoi elettori, che non nascondono un forte imbarazzo, sfociato persino sul blog del loro leader (insieme, segnaliamo, ad una sfilza impressionante di violenti attacchi e insulti al Giornale e al suo direttore).
Domanda garbatamente la signorina Claudia sul blog antoniodipietro.com: «...ma che ne dite dellimmunità richiesta dal nostro leader nella causa intentata dal giudice Verde? È vero quello che si legge sul Giornale?... prego smentire...». Gentile Claudia, spiacenti, non cè nulla da smentire. Sul blog del leader che non può essere processato per diffamazione perché fa parte della Casta, sotto il suo post contro Berlusconi che ricorre al lodo Alfano (dal titolo: «Diffamatore impunito»), il dipietrista medio fa due più due, e domanda pacatamente: «On. Di Pietro, è vera questa notizia dellimmunità parlamentare per sfuggire alla causa di diffamazione? Ci può dare qualche spiegazione?». Proviamo noi, signor Marco Gitti. Stesse domande arrossite sul blog di Beppe Grillo, rivolte questa volta non a Tonino ma a Luigi De Magistris, ospite del comico per presentare la sua candidatura europea. Sì, grazie De Magistris, la votiamo, però ecco, prima dica un po: «Da lei vorrei sapere cosa pensa di Antonio Di Pietro che si trincera dietro limmunità parlamentare per non essere condannato in una causa per diffamazione», domanda lutente Perdindirindina. Un presumibile simpatizzante conia unespressione azzeccata per limmunità del leader dei valori, il «lodino Alfanino»: «Limmunità parlamentare, italiana o europea che sia, equivale ad un piccolo Lodo Alfano, diciamo un Lodino Alfanino. Antonio Di Pietro non è migliore di altri, è solo un po meno peggio», scrive sul sito Aldo Solimena.
Insomma brutto risveglio per la base Idv. Per chi conosce Di Pietro però leffetto sorpresa cè molto meno. Ne sa qualcosa Giulietto Chiesa (vedi intervista a fianco), eletto alleuroparlamento con una lista civica collegata allIdv, idillio finito subito, a colpi di querele. Perché se è lui a querelare, Di Pietro va in tribunale volentieri, se invece gli tocca la parte del querelato, ricorre allimmunità. E non per una causa penale, ma civile, dove di mezzo cerano solo dei soldi (150mila euro la richiesta del querelante).
A suo tempo, quando la causa non era ancora arrivata a Bruxelles ma era ancora nella mani del giudice di Roma, Di Pietro avrebbe potuto rinunciare al privilegio. Ma non lha fatto. Il suo legale ha invece sollevato leccezione dellart. 68 della Costituzione, cioè limmunità. Poi, scoperta la faccenda dal Giornale, Di Pietro disse che avrebbe rinunciato e che la rinuncia sarebbe stata pubblicata sul blog, di lì a pochi giorni. Mai fatto, mai scritto. E infatti il Parlamento Ue ha votato limmunità. Però diamo una notizia ai dipietristi turbati dai privilegi del leader-antiprivilegi. Tonino è ancora in tempo a rinunciare.
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