L’importante «effetto generici» sulla spesa sanitaria degli italiani

L’importante «effetto generici» sulla spesa sanitaria degli italiani

Non si prendono cura solo della salute, ma anche delle nostre finanze e visto i tempi che corrono, non è cosa da poco. Oggi i farmaci generici incontrano sempre di più l’interesse degli italiani, soprattutto nelle regioni del Nord, uniformandosi al trend già consolidato negli altri Paesi europei. Sulle loro peculiarità c’è ancora un po’ di disinformazione, ma va ricordato che in realtà garantiscono qualità come e quanto le cosiddette specialità medicinali di marca. A differenza di queste ultime - che hanno un nome di fantasia creato proprio per definirle - il farmaco equivalente viene messo in commercio con il nome del relativo principio attivo. I principi attivi sono gli stessi del medicinale di riferimento. Infatti, una volta scaduto il brevetto o il certificato di protezione complementare, il farmaco può essere registrato e prodotto anche da altre case farmaceutiche. In altre parole, l’equivalente non fa altro che riproporre le caratteristiche di una specialità medicinale registrata presentando il medesimo principio attivo e nello stesso dosaggio, forma farmaceutica, via di somministrazione e indicazioni terapeutiche. Se non ha tutte queste caratteristiche, il prodotto non può essere distribuito.
Inoltre, a maggior garanzia, c’è la « bioequivalenza»: attraverso studi di biodisponibilità ci si assicura che, una volta assunto, il farmaco generico abbia la stessa valenza terapeutica dell’originator, il medicinale di riferimento. Insomma che assicuri sovrapponibilità in senso qualitativo e quantitativo. Con l’arrivo in farmacia dei farmaci generici grazie all’autorizzazione dell’Agenzia italiana del farmaco si mette in moto un meccanismo virtuoso sotto molti punti di vista. A cominciare dalla maggiore accessibilità dei cittadini ai farmaci, diminuzione dei prezzi e aumento della concorrenza, incremento della ricerca e dello stesso settore farmaceutico in termini anche di occupazione. E poi, valore aggiunto, per i singoli Paesi l’incremento di questo tipo di prodotti significa un notevole aiuto per l’economia perché si riduce la spesa sanitaria. Per Giorgio Foresti, presidente di Assogenerici e ad di Teva (azienda che è leader mondiale del settore), non va dimenticato che «è del 20-60% il risparmio con l’acquisto di farmaci generici rispetto ai loro corrispettivi di marca e del 30% quello dei farmaci biotecnologici biosimilari rispetto a quelli originari. In un periodo di crisi economica, come quella che stiamo attraversando, l’acquisto dei farmaci rappresenta un peso non indifferente che va a gravare sulle tasche degli italiani». E quando si parla di risparmio, non lo si deve intendere come risparmio sulla salute: «Oggi con i farmaci equivalenti si può spendere meno, senza rinunciare alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia dei medicinali. E nei prossimi cinque anni scadranno altri brevetti che andranno a coprire l’80% del mercato farmaceutico».

E proprio la storia di Teva è un esempio di un’azienda impegnata nel favorire l’accesso quanto più ampio possibile a una valida assistenza sanitaria grazie allo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di generici con elevati standard qualitativi, sicurezza ed efficacia clinica.

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