Raffaello Vignali, presidente della Compagnia delle Opere. Il Popolo della libertà la candida alla Camera (Lombardia 2, al quarto posto) dietro Giulio Tremonti e Mariastella Gelmini. Come nasce questa candidatura?
«È giunta inaspettata anche per me. Mi è stata fatta una proposta da parte del Pdl su cui mi sono confrontato con alcuni amici più cari e per me autorevoli. E ho deciso di dare la mia disponibilità. Anche perché molte delle preoccupazioni e dei temi che da sempre stanno a cuore a Compagnia delle Opere hanno trovato accoglienza nel programma del Pdl».
Lei passa così da unassociazione di imprese alla politica...
«Limpegno politico può essere un naturale sviluppo dellesperienza fatta alla guida di Compagnia delle Opere e quindi al servizio delle imprese, degli imprenditori, delle opere sociali ed educative. Si tratta di un mondo operoso, che si pone come fattore di costruzione del bene per tutti. La politica può fare molto per riconoscere concretamente questo mondo e dare voce a chi costruisce il Paese dal basso, in termini di educazione, di sviluppo e di carità. Insomma, per me cambia lambito di impegno, ma non il compito: testimoniare una novità di vita in ogni circostanza».
Per quasi cinque anni ha guidato Compagnia delle Opere. Da questo osservatorio, che idea sè fatto dei bisogni delle imprese?
«Cè bisogno di un cambio di mentalità. In questi anni la sinistra ha guardato a chi intraprende con sospetto, come fosse un potenziale truffatore e quindi con logiche punitive, ad esempio dal punto di vista delle politiche fiscali. Le imprese sono invece una fondamentale risorsa del Paese che chiede di essere riconosciuta e sostenuta. Ce nè davvero bisogno, soprattutto se si considera che i prossimi anni per lItalia, le imprese e le famiglie saranno difficili, più di quelli appena passati».
Quindi quali saranno le priorità dellimpegno politico di Raffaello Vignali?
«Sono le stesse che Compagnia delle Opere ha a cuore in questo momento: lemergenza educativa, la difesa della famiglia e della dignità delluomo, le riforme istituzionali condivise, la giustizia, e un sistema fiscale che premi il lavoro e non le rendite. Soprattutto oggi cè bisogno di più dialogo e di una gratuità maggiore tra le parti politiche per un reciproco riconoscimento e per la costruzione di riforme condivise che consentano al Paese di imboccare la strada di un rinnovato sviluppo. Ma questo non sarà possibile se non dentro una concezione della politica come servizio, e in un assetto di sussidiarietà reale che sostenga tutti gli sforzi che vengono dal basso».
È un lavoro che parte da zero?
«Assolutamente no.
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