L’inchiesta Consulenze d’oro, dopo tre anni archiviazione per la Moratti

Ci sono voluti quasi tre anni di indagini. Ma alla fine, il sindaco Letizia Moratti è stato prosciolto. Nessun illecito penale nella vicenda dei cosiddetti «incarichi d’oro». Al massimo, scrive il giudice Maria Grazia Domanico nelle 21 pagine con cui archivia l’inchiesta, perplessità sugli «oscuri percorsi che hanno portato alla nomina dei nuovi dirigenti».
Alla fine, dunque, il gip accoglie la richiesta della Procura, dopo che lo scorso anno era stata respinta dall’allora gip Paolo Ielo. Cadono, così, le accuse di abuso d’ufficio e concussione a carico del sindaco e altri quattro indagati (Gianpietro Borghini, ex direttore generale di Palazzo Marino; Rita Amabile, vice direttore generale; Federico Bordogna, direttore centrale responsabile del settore risorse umane; e Alberto Bonetti Baroggi, capo di gabinetto).
«Si ritiene - sottolinea il gip - che le modalità di rimozione dei dirigenti, per quanto censurabili sotto diversi profili, non abbiano travalicato il limite dell’illecito penale». Non si può parlare di mobbing nei confronti dei dipendenti «giacché si tratta non già di un fatto accertato, ma di timore di possibili comportamenti futuri da parte della amministrazione». Né sussiste la violenza privata, sia perché «c’è chi non ha accettato ed è rimasto al suo posto», sia perché «coloro che hanno ceduto di fronte alle pressioni lo hanno fatto anche perché hanno ricevuto incentivi e hanno valutato che era per loro maggiormente conveniente o meno dannoso avanzare domanda di pensionamento con livelli retributivi che avrebbero comportato un vantaggio futuro».

Qualche bacchettata, però, arriva. Le scelte del Comune, infatti, appaiono «censurabili», come ha «già evidenziato la Corte dei conti». Lo spoil system, infine, è avvenuto «in un breve lasso di tempo e in modo poco comprensibile e trasparente».

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