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L’inchiesta sugli appalti rimane a Perugia I magistrati accelerano per interrogare Scajola

RomaL’inchiesta su appalti e politica rimane a Perugia. Il Tribunale del Riesame ha deciso ieri che la competenza dell’indagine sui «grandi eventi» è del tribunale umbro. Il Riesame ha accolto l’impugnazione dei pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi. È stata invece rigettata la richiesta di arresto per l’ex commissario dei mondiali di nuoto a Roma, Claudio Rinaldi, e per il commercialista Stefano Gazzani. Nei prossimi giorni saranno depositate le motivazioni.
Con la conferma della competenza a Perugia, i magistrati intendono procedere spediti verso l’interrogatorio dell’ex ministro Claudio Scajola. L’esponente del Pdl avrebbe dovuto deporre ieri davanti ai pm, ma come persona informata sui fatti. È stato il suo avvocato, Giorgio Perroni, a consigliare a Scajola di non presentarsi. La competenza dell’inchiesta a Perugia era solo un motivo di questa scelta, e non il più importante. La ragione prima del rifiuto della difesa dell’ex ministro era che Scajola verrebbe sentito come testimone, e dunque senza il suo legale, in assenza dunque «delle garanzie minime», aveva sottolineato l’avvocato.
Ma in una posizione come la sua, con pagine e pagine di indagine sul suo conto pubblicate dai giornali, e con una risonanza che lo ha spinto alle dimissioni, Scajola sarebbe un testimone atipico, e «solo formale», sostanzialmente un quasi indagato. «Le sue condizioni non sono mutate allo stato», ha fatto trapelare ieri Perroni. Questo significa che il nome di Scajola per ora non sarebbe iscritto nel registro degli indagati.
L’inchiesta era stata spostata fin da subito, meno di due mesi fa, da Firenze a Perugia, perché uno degli indagati, Achille Toro, era un pubblico ministero della procura di Roma, e Perugia è il tribunale competente a giudicare sulle toghe della capitale.
Secondo quanto si apprende da ambienti di procura, la decisione del riesame di ieri consente di programmare con più serenità una serie di appuntamenti fondamentali per portare avanti l’inchiesta. Tra questi c’è l’interrogatorio di Scajola.
«Per commentare bisogna prima conoscere il provvedimento e sapere per quali ragioni il Tribunale del Riesame ha ritenuto questo», ossia che l’inchiesta possa essere condotta dai magistrati di Perugia, ha quindi aggiunto l’avvocato Perroni. Bisognerà poi «capire come questa decisione sulla competenza può influire sul fatto che riguarderebbe Scajola», sulla vicenda dei 900 milioni di lire che sarebbero stati versati per la casa dell’ex ministro di via del Fagutale da un conto che faceva capo all’architetto Angelo Zampolini.
Per quanto riguarda Zampolini, gli stessi magistrati hanno ammesso che sono venute meno le esigenze di custodia cautelare, in quanto l’architetto sta iniziando a collaborare.

La scelta di Scajola di non presentarsi dai magistrati «è stata mia - ha ribadito Perroni - e la questione della competenza era assolutamente secondaria: la prima ragione è che secondo me Scajola non poteva essere assunto come testimone, sarebbe stato compiuto un atto privo delle garanzie difensive alle quali aveva diritto. Vedremo in seguito». Il suo assistito, dice, «è sereno».

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