L’inchiesta sui pass falsi si allarga: nel mirino altri comandi dei ghisa

Marco Guidi

Più di cento pass in bianco, centinaia di vetrofanie destinate ai residenti, decine di timbri. È quanto i vigili urbani hanno trovato a casa di un ex collega in pensione da pochi mesi. Si tratta della seconda perquisizione nell’ambito dell’indagine sui pass contraffatti e poi venduti dalla banda dei ghisa ai commercianti. L’altro ieri gli inquirenti avevano trovato un kit per la contraffazione dei tagliandi, con tanto di macchina plastificatrice e talloncini del comando di Settala, nell’abitazione di un agente in servizio. Ieri il bis, stavolta in casa di un agente in pensione.
«Non parlate però di associazione a delinquere - chiarisce subito Paolo Pizzero, comandante dei ghisa di via Settala, uno degli artefici dell’indagine interna alla Polizia locale -. Ogni vigile agiva in proprio e l’unico legame nei reati era il semplice passaparola tra i commercianti che usufruivano dei pass».
Pizzero è arrivato al comando di Settala da soli due mesi. Giusto in tempo per condurre la campagna di repulisti. Una campagna, però, che oltre alla denuncia alla Procura di 16 ghisa non ha portato ancora alla rimozione o alla sospensione dei presunti colpevoli. «Il nostro iter disciplinare prevede prima il giudizio della magistratura e poi le decisioni interne al corpo. Essendo questo un caso particolarmente grave, però, è assai probabile che la commissione decida di sospendere gli indagati a breve», spiega Pizzero. Ovvio che in caso di colpe accertate dalla magistratura, i 16 vadano incontro al licenziamento.
«Non c’è però una posizione univoca degli indagati. Alcuni hanno maggiori responsabilità di altri. E poi c’è già chi ha ammesso di aver sbagliato: un collega mi ha confessato di non riuscire più a guardarmi negli occhi per la vergogna», racconta il comandante. Per ora l’indagine è confinata al comando di Settala, in zona 2 (zona comunale 3). Ma Pizzero non esclude sorprese. «Stiamo lavorando anche su altre zone», ammette con un sorriso. Il business dei pass insomma potrebbe essere ben più ampio e coinvolgere altri comandi.
E conferme arrivano anche dal vicesindaco Riccardo De Corato che parla di «nuovi sviluppi delle indagini» sul cui contenuto però vige il più stretto riserbo. Cosa succederà ai 16 ghisa, se giudicati colpevoli? «È chiaro che non possono più ricoprire i loro incarichi. Quattro di loro, alcuni ufficiali e alcuni semplici agenti - spiega il vicesindaco - sono già stati rimossi dal loro ufficio e destinati al settore viabilità, a dirigere il traffico». La mansione più odiata dai ghisa. Una bella punizione, tra smog traffico, rumore, i raggi del sole che battono inesorabili sul volto, per non parlare del caldo torrido. Intanto un assaggio in attesa di quella che sarà la vera pena. Per gli altri? «Ancora non sono stati presi provvedimenti - replica De Corato - non possiamo, rischieremmo un ricorso al Tar. I vigili sono stati segnalati al settore Risorse umane del Comune in attesa del giudizio del magistrato che incontreremo domani.

Se gli agenti riceveranno avvisi di garanzia verranno trasferiti di zona e destinati ad altre mansioni, se invece il magistrato chiederà il rinvio a giudizio, saranno sospesi. Non tutti hanno le stesse responsabilità». Il vicesindaco non esclude, infatti, che nella banda ci fosse «chi falsificava i pass, chi li distribuiva, chi aveva contatti con i clienti».

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