L’indeciso Musso rimanda il Pdl a settembre

La riflessione dopo la tempesta: un mese per chiarirsi le idee e capire cosa fare da grande. Enrico Musso resta, per ora, nel gruppo del Popolo della Libertà al Senato. Lo fa dopo l’annuncio di venerdì scorso nel quale giurava di aver chiuso con Berlusconi e il suo «Cesarismo assoluto», gli attacchi di sabato nel partito a livello locale e i corteggiamenti a livello nazionale arrivati tra domenica e lunedì perché l’uomo che Berlusconi volle capolista al Senato in Liguria nel 2008 non abbandoni la barca.
«Voglio confrontarmi con il mio elettorato, devo capire quale sia il modo migliore per farlo e in un momento di vacanze per tutti è difficile» chiarisce rimandando il problema a fine estate e spiegando di avere quattro soluzioni in piedi ma di non volerle rivelare (stare nel Pdl, andare con i finiani, andare nel gruppo misto, dimettersi ndr).

Se la sua uscita sembrava dettata da divergenze nazionali legate alla gestione del caso Fini (ieri Musso ha partecipato ad una riunione di Futuro e Libertà), adesso l’obiettivo del professore sembra essersi spostato sul documento degli iscritti genovesi guidati da Pierluigi Vinai e da chi, dentro il Pdl, punterebbe a farlo fuori per «opportunismo politico»: (...)

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