L’industria italiana a passo di carica nel 2006

da Milano

Ha corso, nel 2006, l’industria italiana. La congiunzione favorevole tra il vigore della domanda internazionale e la ritrovata dinamica della ripresa interna è stata sfruttata al meglio per consolidare i segnali di ripresa che già si erano evidenziati l’anno prima. Lo conferma la crescita degli ordinativi: più 10,7%, il tasso di sviluppo maggiore dal 2000. E lo sottolinea l’andamento del fatturato: più dell’8,3%.
Cifre attese, perfettamente in sintonia con lo scatto in avanti del Pil italiano nel 2006 (più 2%), che riflettono gli aumenti realizzati sia sul mercato nazionale (più 7,1% i ricavi, più 9,4% gli ordini), sia su quelli internazionali (rispettivamente più 11,4% e più 13,4%). Con un settore trainante, quello dei mezzi di trasporto, dove il giro d’affari è balzato del 24,5% mentre gli ordini sono aumentati del 13,8%. In questi valori, tra l’altro, si può misurare il risanamento portato a termine dal gruppo Fiat dopo il lungo periodo di grave crisi.
Gli elementi che hanno concorso agli ottimi risultati dello scorso anno potrebbero tuttavia non avere la stessa funzione di sostegno nel 2007. Il primo campanello d’allarme è peraltro già risuonato nello scorso dicembre, periodo in cui gli ordini hanno accusato una frenata dell’1,6% rispetto a novembre. Questo dato potrebbe essere la prima manifestazione di un rallentamento della domanda estera, in particolare di quella tedesca per effetto del recente aumento delle aliquote Iva. Inoltre, pur non essendo ancora stimabili con efficacia le ripercussioni sui consumi derivanti dagli inasprimenti fiscali varati dal governo, è lecito supporre che ricadute non mancheranno. Altro punto non trascurabile è quello legato alla decelerazione del fatturato (meno 2,1%) e allo stallo degli ordini (più 0,6%) in dicembre del comparto autoveicoli.
Gli economisti, non a caso, si mostrano assai prudenti. «Mi preoccupa - sottolinea Giuseppe Eusepi, professore di Scienza delle finanze all’Università La Sapienza di Roma - il dato degli ordinativi esteri, visto che sulla domanda internazionale il governo non può incidere. Basta pensare all’accordo raggiunto con la Fiat per la mobilità lunga di 2mila lavoratori. Un provvedimento che porterà l’azienda torinese ad aumentare la produttività, ma che in sostanza è un trasferimento da parte dell’esecutivo». «Non mi aspetto un primo trimestre 2007 elevato - aggiunge Attilio Pasetto, analista di Capitalia -: ci sarà una crescita positiva, ma modesta.

C’è un po’ di incertezza sul fronte della domanda estera, dato il calo congiunturale degli ordini Oltreconfine». «La fiducia delle imprese diminuisce - conclude Ilaria Spinelli (Banca Fideuram) - e dobbiamo essere cauti sul fronte della domanda interna, visti i possibili effetti delle restrizioni fiscali».

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