La tensione verso il piano, alla ricerca di una nuova partenza, guida una buona parte della scultura italiana dalla fine degli anni Quaranta, quella che prende le distanze dal monumentalismo celebrativo, dal vincolo realista, dalla pienezza poetica delle figure di Arturo Martini. La libertà dal «contenuto» e dal peso della materia viene sottoscritta da Pietro Consagra con ladesione al gruppo astrattista romano Forma 1, fondato nel 1947, e contemporaneamente, da Lucio Fontana con il suo Primo Manifesto dello Spazialismo. Mentre persiste lattrazione nei confronti della bidimensionalità e si sviluppa variamente il tema della percezione, dellinterazione con la luce, si prepara la conquista di una nuova profondità e attenzione al «corpo» dellopera. Dopi i Tagli, puliti come segni su carta ma anche finestre su uno spazio inesplorato, dunque polemicamente tridimensionali, Fontana crea le Nature, corpi tondeggianti nei quali è proprio la materia scabra e svuotata ad imporsi. La mostra in corso a Tivoli, nella magnifica cornice di Villa dEste, espone un campionario di lavori realizzati tra il 1951 e il 69 da tre generazioni di scultori italiani, quasi tutti di proprietà della Galleria nazionale darte moderna e legati alle iniziative di Palma Bucarelli: a Consagra e Fontana si affiancano Colla, Burri - a testimoniare linevitabile contiguità tra pittura e scultura nellesplorazione della superficie e della materia - Mastroianni, Melotti; tra gli altri Milani, Guerrini, e, per la terza generazione, Carrino, Ceroli, Lombardo, Lorenzetti, Uncini, Zorio. Sono 37 gli artisti presenti nelle sale e nei giardini della villa, con opere significative della loro produzione, tappe storiche di unesposizione che si propone come un viaggio tutto italiano negli anni dellinformale, del neocostruttivismo, delloptical, dellarte povera: le tele di Castellani e Bonalumi accolgono estroflessioni lievi, regolari o geometriche e fortemente emergenti, mentre Nato Frascà lascia emergere le sue curve dalluminio fluorescenti verso lo spettatore. La Struttura di Carrino sventaglia i piani rilevati della superficie con lausilio della luce e Manuelli indaga le potenzialità luminose di una struttura modulare costruita nello spazio con un nastro di lamina dacciaio che moltiplica il cubo potenzialmente allinfinito. Alle sculture leggere, traforate, di Lardera e Mannucci fa da contraltare la massa astratta della Grande immagine di Lorenzo Guerrini, blocco di pietra compatta che non teme la pienezza. Eppure dello stesso artista è pure unopera di riflessione sul piano e sul suo superamento, unImpronta tagliente, sviluppo della medaglia a due facce che si apre allo spazio nelle due direzioni, lidea che ne inaugurava nei primi anni Cinquanta la stagione astratta.
Il Paesaggio artificiale di Gino Marotta mostra superfici che idealmente ruotano attorno ad un perno, in realtà sono sagome incastrate le une alle altre: un albero e una siepe come potrebbe immaginarli chi non ne abbia mai visti; allusione, in metacrilato e fittiziamente tridimensionale, a una natura remota come un antico racconto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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