Dopo l’inseguimento mortale Pisapia vuol cambiare i vigili

Dopo l’inseguimento mortale Pisapia vuol cambiare i vigili

«Rifletteremo sul ruolo e sulla funzione dei vigili».
Le parole di Giuliano Pisapia piombano come un macigno sulla polizia locale. Del resto, da lunedì, tutti aspettavano che il sindaco di Milano si esprimesse sul tragico epilogo dell’inseguimento di lunedì a Lambrate, durante il quale un vigile in servizio, il 36enne Alessandro Amigoni, ha ucciso con la pistola d’ordinanza un cileno di 28 anni in un contesto molto dubbio. Un fatto che ha spinto la magistratura a indagare il ghisa per omicidio volontario.
Così ieri mattina il primo cittadino - a margine della presentazione del progetto «Diventerò» rivolto ai giovani e promosso dalla Fondazione Bracco - ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se, alla luce di quanto accaduto, sia necessario rivedere il ruolo del corpo della polizia locale.
«Credo si debba andare al di là delle polemiche - ha aggiunto Pisapia - perché quando succedono fatti così tragici bisogna trovare il modo per costruire insieme un’alternativa a situazioni difficili e soprattutto impedire che si ripetano in futuro». E ha concluso: «Serve poi avere rispetto del lavoro della magistratura che, spero in tempi ragionevolmente brevi, deciderà sul caso».
Parole, quelle del sindaco, che fanno a pugni con il comunicato diffuso qualche ora più tardi dal gruppo consiliare del Pd di Palazzo Marino. Che, attraverso il vicepresidente della Commissione Sicurezza Gabriele Ghezzi, ha infatti dichiarato senza mezzi termini che «pensare di disarmare gli operatori della polizia locale non è opportuno e non pertinente al periodo storico che stiamo vivendo. Tra l’altro - ha aggiunto Ghezzi - la dotazione dell’arma del corpo è disciplinata dalla normativa vigente».
Il Pd conferma inoltre «piena fiducia nei confronti del corpo della polizia locale» e ritiene «le strumentalità messe in campo dall’opposizione fuori luogo e non costruttive al fine di ottimizzare o rivedere il sistema sicurezza della nostra città».
«Altre esternazioni, più o meno qualificate che si leggono sul web - aggiunge il vicepresidente della Commissione Sicurezza - sono frutto di eccessiva emotività e di natura ideologica».
«Le facili speculazioni non servono - ha concluso quindi Ghezzi -. Valutata la gravità dell’episodio bisogna a questo punto lasciare che la magistratura segua il suo corso. Sicuramente va affermato in termini generali un migliore e forte coordinamento funzionale tra tutte le forze dell’ordine tenuto conto anche del fatto che da tempo a Milano mancano più di 500 operatori della polizia di stato. La sicurezza dei cittadini è un dovere per qualsiasi amministrazione pubblica, e la riorganizzazione della polizia locale milanese, prospettata dalla Giunta, è diretta in tal senso».
Anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, a margine di un incontro a Palazzo Lombardia, ha voluto commentare insieme alla stampa il caso del cileno ucciso dal vigile e lo ha condannato duramente, definendolo «un atto che non è giustificabile in alcun modo».
«Un fatto gravissimo soprattutto per i particolari che emergono man mano che le indagini vanno avanti- ha precisato il governatore -: ad esempio il fatto che il fuggitivo non fosse armato, aumenta notevolmente la gravità dell’accaduto»
«È necessario riflettere sulle regole del corpo della polizia locale - ha quindi puntualizzato e concluso il presidente Formigoni -. Si deve riflettere e poi agire assieme su una serie di cose che non funzionano e che si sono manifestate in questi ultimi tempi.

Noi dobbiamo garantire ai nostri cittadini sicurezza e dobbiamo fare in modo che chi ha il compito di tutelare questa sicurezza sia in condizione di difendere e di difendersi dalle aggressioni, ma senza un eccesso di auto difesa che in questo caso ha portato a un atto che non è giustificabile in nessun modo».

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