Politica

L’inserzione patriottica che sbeffeggia Parigi e Berlino

«La nostra iniziativa per il Btp Day: un fondo che investe tutto in titoli di Stato italiani. Per esserci anche noi a sostenere il futuro dell’Italia e aiutarla a difendersi dalla speculazione dei mercati stranieri: e anche dai loro sorrisetti fuori luogo. Pensi che volevamo chiamarlo Patriot, come i missili: poi abbiamo preferito Solidity». Pietro Giuliani, l’amministratore delegato di Azimut, è orgoglioso della sua «creatura»: un prodotto d’attacco fin dalla campagna pubblicitaria, insolita per un settore tradizionale come il risparmio gestito. Ma che ha raccolto i consensi di molti, sia all’interno sia all’esterno della società di gestione, che hanno apprezzato l’ironia quanto la serietà del progetto.
«Anche noi volevamo partecipare a un’iniziativa a sostegno del Paese e i nostri clienti, promotori e risparmiatori, ce l’hanno chiesto con forza - spiega Giuliani - così, il 14 novembre abbiamo deciso di dar vita a questo prodotto “tricolore”, in vista del Btp Day. Volevamo essere i primi, in realtà siamo stati gli unici. In due settimane abbiamo rivisto la politica di gestione di un nostro fondo già esistente trasformando l’investimento dall’80% al 100% in titoli di Stato italiani, per lo più Btp: e naturalmente abbiamo pensato alla campagna pubblicitaria».
Un risultato suggestivo, ma decisamente fuori dagli schemi: eppure è nato nel modo più semplice. «Proprio qui, nel nostro ufficio marketing - dice l’ad - Volevamo qualcosa che colpisse tutti gli italiani, e il pensiero è corso a quell’immagine, il sogghigno sarcastico tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy: chi non si è sentito punto sul vivo? E quella frase, “Ride bene chi ride ultimo”, i fatti hanno dimostrato quanto fosse vera».
Infatti: anche la Francia, adesso, ha i suoi problemi. «Ma anche gli Stati Uniti - aggiunge Giuliani - anche se non vogliono ammettere di essere parte in causa, perché a essere andata in crisi è l’intera economia occidentale, che consuma più di quello che produce. Invece di prenderne atto e cercare soluzioni, c’è chi preferisce far circolare una sorta di “marketing negativo”, che prima ha riguardato la Grecia, poi l’Italia e adesso l’Europa intera». Ma i primi segnali positivi si avvertono: c’è ancora chi vuole investire in Italia e nei suoi titoli di Stato, lo dimostra l’asta di ieri. «Patriottismo a parte, parliamo da un punto di vista oggettivo, da gestore a cliente - commenta l’ad di Azimut -. L’Italia ha una ricchezza familiare e un tessuto industriale che ne fa un Paese solido quasi come la Francia e la Germania. Questo significa che le probabilità di un default sono molto minori del rendimento dei nostri titoli di Stato. Quindi se un investitore dedica il 15% del suo portafoglio ai titoli tricolori, può stare tranquillo e anzi fa un affare. E abbiamo deciso di dare anche noi il nostro contributo, applicando uno sconto del 50% sulle commissioni fisse di gestione, che per questo fondo passano dall’1,2% allo 0,6%. Un vantaggio in più per chi lo sottoscrive».
Infatti, il progetto ha suscitato l’interesse di molti: «Avevamo già i clienti per il fondo prima della trasformazione e ne sono arrivati di nuovi.

Anche perché un fondo di investimento come questo garantisce interessi vantaggiosi più a lungo rispetto all’acquisto diretto dei titoli: questo grazie a un gestore che segue costantemente la struttura del portafoglio e lo modifica in funzione dell’andamento del mercato e delle nuove emissioni».

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