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L’Inter è con Ranieri Tutti gli altri imputati con Sneijder in testa

Peccato non sia ancora di questa terra il mago Herrera, sennò i nostalgici potevano invocare pure il suo nome. Quello, almeno, non tradì l’Inter appena vinta la coppa dei Campioni. Mourinho ha sulla coscienza anche questo peccato, ma gli interisti ogni tanto dimostrano di essere più tifosi che intenditori calcistici. Come non bastasse, Guardiola ha fatto sapere di aver qualche dubbio sulla permanenza a Barcellona con una scusetta patetica («Mi chiedono tanto, devo vedere se mi sento all’altezza. Devo essere convinto»). Ed allora tutti a dire: Guardiola all’Inter. Certo, perché Moratti può pareggiare le offerte inglesi, dopo aver tirato sulla borsa per tutto l’anno rischiando di buttare una stagione! Senza dimenticare che Guardiola ti fa spendere, non certo risparmiare.
Questo per dire che, ancora una volta, il mondo nerazzurro si aggrappa al nome di un allenatore, anziché alle colpe di una squadra o di qualche giocatore. Oggi Moratti avrebbe poco da scegliere: resterebbe il duo Figo-Baresi. Ma il presidente vien descritto deluso, ma lucido e realista. Fatti i conti questo è il secondo periodo nero della stagione. E allora ieri Branca ha dato il classico colpo sulla spalla a Ranieri per dirgli: vai avanti e cerca di portare a casa qualcosa fin dalla partita con il Marsiglia in Champions. Poi si vedrà. Realismo, appunto come quello di Allegri e Fiorello che ieri si sono schierati con l’allenatore nerazzurro: uno dal punto di vista tecnico (non certo per convenienza), l’altro da quello del tifoso.
Meglio cercare i veri imputati. Pur ricordando che questo doveva essere un anno di transizione. La difesa è senza difesa: sulle sue spalle gol improbabili. L’assenza di Samuel ogni volta provoca un terremoto. Oggi l’Inter è all’ultimo posto (un solo punto) della classifica del girone di ritorno e tanto di questo rossore va attribuito ai difensori. Imperdonabile Lucio, lo tiene a bada solo Samuel: sennò sono sbandamenti devastanti e insofferenza al restar aggrappato alla sua area. Ranocchia ieri si è scusato con i tifosi. La debacle tecnica, che lo accompagna da dieci mesi, pone un altro interrogativo: possibile che all’Inter i giovani non migliorino mai, anzi perdano colpi e finiscano in un processo involutivo? Ranocchia sta subendo il complesso di San Siro, ma alle sue incapacità corrisponde tutto l’atteggiamento difensivo della squadra, che predispone alla banda del buco.
Secondo, anzi primo colpevole: l’olandesino. Wesley Sneijder vien difeso da tutte le belle gioie che ti spiegano calcio, ma poi sono più le partite perse, avendolo in squadra, che quelle vinte. Ranieri ha fatto capire, con un giro di parole, che Sneijder può essere utile ma non riesce ad esserlo. In sintesi: dovunque lo metti gioca sempre allo stesso modo, bada al suo e non all’interesse di squadra. Lo pensi trequartista, ma se ne va per i fatti suoi. Lo pensi seconda punta, ma cerca di fare il trequartista. Lo vedi esterno, ma tende ad accentrarsi, ad abbassarsi verso i centrocampisti: non tiene legata la squadra. Si occupa solo di tirare, non di aprire il gioco, creare situazioni per gli altri, mandare un lampo di luce al movimento dei compagni: sempre le stesse mossette. E quest’anno ha segnato solo un gol in campionato (Atalanta). Non a caso è stato spedito via da Madrid per difetti e vizi congeniti. Li ha cancellati nel primo anno all’Inter, non ce l’ha fatta dopo.
La presenza di Eto’o ha nascosto i suoi problemi (lasciamo perdere quelli extracalcistici). Ma questo si è capito solo adesso. Eto’o gestiva il gioco d’attacco e lui poteva pensare solo al suo. Da qui la mancata cessione di Sneijder e, invece, la partenza del camerunense sono stati i grandi equivoci che hanno rovinato equilibrio e stagione interista. Aggiungete che la vecchia guardia gioca a ritmo da diesel e che tutti gli allenatori non hanno il coraggio di mettere in panca qualche senatore: Cambiasso e Zanetti ci sono sempre.

Forse i giovani saranno peggio, ma da qualche parte l’Inter dovrà pur cominciare a ringraziare ed a programmare il futuro. Le partite si vincono con giocatori adeguati. Poi vengono gli allenatori. Lo dice la storia del calcio. Lo capisce perfino Mourinho.

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