L’intervento Il dialogo tra i poli non è un inciucio

MODELLO La trasparenza che l’esecutivo dimostra in Europa smentisce quanti cercano di demonizzarlo

L’intervento Il dialogo tra i poli non è un inciucio

Sia Feltri sia Sallusti con acume hanno denunciato sul Giornale difetti tutti italiani della politica attuale. Collaborare, soprattutto ma non solo, nella politica internazionale, non è «inciucio» ma azione comune per il prestigio del Paese. Come per esempio il recente appoggio dato dal governo alla candidatura di D’Alema a responsabile della politica estera della Ue, che ricorda quello dato a Prodi alla Presidenza della Commissione Ue: sono questi atti parte di quella buona politica nazionale che vede anteporre le professionalità italiane, di qualunque colore, prima delle divisioni di parte.
Berlusconi e il governo si sono così comportati all’opposto dei socialisti europei e dei dipietristi nostrani che, qualche settimana fa, avevano tentato di esportare le polemiche interne sul piano internazionale. Questo bel gesto produce stima e apprezzamento, è stata una mossa intelligente che spiazza l’avversario politico interno, Berlusconi e Frattini hanno tolto armi all’opposizione del Pd e di Di Pietro, ridicolizzandone d’ora in avanti ogni polemica europea.
Questo è stato possibile proprio per la trasparenza del comportamento del nostro esecutivo in sede europea, la medesima trasparenza dovrebbe essere la caratteristica del confronto tra maggioranza e opposizioni per le riforme necessarie al Paese. Sallusti, in un suo editoriale, ha analizzato le azioni concentriche della coppia «Fini-Napolitano», azioni oggettivamente mirate a «mitigare preventivamente» le azioni del governo. Qualcosa di più di una polemica e di un sospetto. Tuttavia, mi permetto di segnalare che proprio la trasparente proposta di confronto parlamentare, senza «caminetti» o «riunioni carbonare», potrebbe cogliere il risultato di sconfiggere i «sabotatori» che tramano nell’ombra, quelli interni alla maggioranza e quelli nelle diverse opposizioni. Aprire il confronto in Parlamento sulla riforma della giustizia, sulle misure di supporto alle famiglie e alla imprese, sulla riforma costituzionale, sulle pensioni, potrebbe rendere pubblica l’azione di chiunque lavora per il «bene comune» e, all’opposto, smaschererebbe «millantatori» e «falsi riformisti». Trasparenza e volontà di ricerca del bene comune, sono i due atteggiamenti che potrebbero far uscire la politica italiana dalla pratica corruttiva degli ultimi decenni.

Furberie, giochetti a tavolino, chiusure aprioristiche e pregiudizi infondati, mostrerebbero il loro volto irresponsabile. Non inciuci ma, da diverse posizioni e da una comune analisi, contribuire alla ricerca delle soluzioni permanenti dei problemi del Paese, con trasparenza e assunzione di reciproche responsabilità.
*deputato dell’Udc

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