Politica

L’intervento/Quella cabina di regia dietro l’assedio dei pm

Si può ipotizzare l’esistenza di una cabina di regia dietro le inchieste giudiziarie, senza essere accusati di manie complottiste? Una cabina di regia capace di districare i complicati fili che legano politica, giustizia e informazione? Se pensiamo a quello che è avvenuto nel corso dell’ultimo anno io credo di sì, penso che non sia assurdo, anzi che sia ragionevole

Si può ipotizzare l’esistenza di una cabina di regia dietro le inchieste giudiziarie, senza essere accusati di manie complottiste? Una cabina di regia capace di districare i complicati fili che legano politica, giustizia e informazione? Se pensiamo a quello che è avvenuto nel corso dell’ultimo anno io credo di sì, penso che non sia assurdo, anzi che sia ragionevole, pensare che vi sia qualcuno che pianifichi i filoni d’inchiesta, che individui i possibili bersagli e sintonizzi il tutto con l’ordine politico e quello dei mezzi di comunicazione.
Riepiloghiamo i fatti. All’apice dei successi politici di Silvio Berlusconi, in coincidenza con la commemorazione in Abruzzo dell’anniversario della Liberazione, ha inizio una nuova campagna giudiziaria e mediatica contro il presidente del Consiglio. L'obiettivo è fermare la marcia inarrestabile del capo del governo, che, dopo la soluzione del caso Alitalia, l’impegno profuso in prima persona per affrontare l’emergenza rifiuti a Napoli e il terremoto dell’Aquila, registra consensi sempre più alti e si avvia a rafforzare una leadership ormai incontrastata.
In questo preciso momento scatta una nuova strategia contro Berlusconi, destinata ad ottenere quei risultati che la demonizzazione politica e, poi, le inchieste giudiziarie, scatenate fin dalla sua discesa in campo, non sono riuscite a produrre fino in fondo. Il piano è concepito in due stadi: il primo è costituito da rivelazioni sulla vita privata del premier, il secondo da tagliole giudiziarie da far scattare al momento opportuno per colpirlo nel cuore dei suoi interessi economici. Si scatena così una campagna mediatica durata oltre un anno che sfocia poi nell’attentato di Milano, che non finisce in tragedia per un miracolo. Il tutto, non bisogna dimenticarlo, si svolge nel pieno di una drammatica crisi economica internazionale e alla vigilia dell’organizzazione del G8 prevista in Italia. Solo i consensi ottenuti grazie all’azione del governo, la forza della leadership di Berlusconi e il suo speciale temperamento spiegano la tenuta del quadro politico e la sostanziale sconfitta del piano orchestrato per abbatterlo.
A questo punto entra in azione una nuova strategia, quasi una subordinata, un piano d’emergenza. Nella cabina di regia devono aver capito che Berlusconi è indistruttibile. Nessun attacco politico, nessun’inchiesta giudiziaria è stata capace di distruggerlo o di fiaccarne lo spirito. Anche il gesto di violenza di uno psicolabile motivato da un clima esasperato d’odio non va a segno. Ecco che allora prende avvio il piano B. Il piano B consiste nell’attaccare non Berlusconi ma i suoi principali collaboratori, quelli che non si fanno intimidire e non si lasciano irretire dalle lusinghe. Quelli che hanno preso sul serio la rivoluzione di Berlusconi. Era già accaduto con uno degli uomini più vicini al leader di Forza Italia. Mi riferisco a Marcello Dell’Utri, un uomo che unisce notevoli capacità organizzative ad una raffinata cultura e ad una lungimirante visione politica. Non è un caso che proprio lui fu immediatamente messo nel mirino della magistratura, che da allora ad oggi gli ha impedito di svolgere un ruolo di primo piano.
Oggi è toccato a Guido Bertolaso. Il capo della Protezione civile era diventato troppo popolare, troppo connaturato alla filosofia di Berlusconi, al suo modo di concepire la politica. Bertolaso, per come lo conosco, è molto diverso, per formazione e per indole personale, da Berlusconi. Ma è anche l’uomo che ha saputo incarnare al meglio quella politica del fare, quel buongoverno, quella visione dell’Italia, che è l’anima del cosiddetto berlusconismo. Le accuse che gli sono state rivolte sono risibili. Sono certo che si scioglieranno di qui a poco come neve al sole. Saranno un boomerang per chi le ha scagliate contro una persona onesta e perbene. Non per questo si arresteranno. Probabilmente non si può escludere che la cabina di regia, alla quale ormai la sinistra obbedisce e si adegua vendendosi l’anima, stia già individuando nuovi bersagli fra i collaboratori più stretti di Berlusconi da gettare nel calderone delle insinuazioni, delle infamie e delle aggressioni giudiziarie. Lo vedremo presto.


Nell’attesa che qualche magistrato abbia il coraggio di verificare l’esistenza di questi torbidi intrecci, ancora una volta la difesa, il riparo, la salvezza può venire solo dal popolo, dai cittadini, i quali, anche in occasione delle prossime elezioni, possono alzare uno scudo invalicabile a difesa della democrazia.
*Ministro dei Beni culturali coordinatore Pdl

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