L’INTERVISTA 4 CESARE CURSI

Il senatore Cesare Cursi presiede la X Commissione (industria, commercio e turismo) di Palazzo Madama.
Presidente, il diportismo nautico ha grande rilevanza strategica: perché l’Italia non sfrutta questa risorsa in grado di rilanciare l'economia marittima, soprattutto al Sud?
«È uno dei punti su cui stiamo lavorando con forza, in piena sintonia con il governo. Penso, ad esempio, alle modifiche che stiamo apportando alla legge 84 del 1994 in materia di porti, che dovrà semplificare le procedure per la realizzazione di approdi e di porti turistici. Vi è poi una recente novità inserita nel codice del turismo».
I nostri cantieri producono le migliori barche del mondo, mentre l’indotto potrebbe produrre ricchezza…
« Parlare di nautica significa parlare di un comparto che vale più di 3 miliardi, che raddoppiano se si considera l’indotto. Per questo, in occasione dell’esame del codice del turismo, abbiamo chiesto con forza al ministro Brambilla l’inserimento della nautica da diporto tra le politiche del suo dicastero».
Francia e Spagna, e da qualche tempo Croazia, Turchia, Tunisia e Montenegro, sfruttano meglio di noi questa fonte di reddito. Gap enorme...
«Ricordo che questo governo, supportato dal Parlamento, ha equiparato il regime fiscale del leasing nautico a quello francese, con vantaggi per tutte le imprese che da anni chiedevano questa misura. Nel decreto-legge incentivi dello scorso anno, poi, abbiamo introdotto per la prima volta un sistema di incentivi per le imprese nautiche che investono in ricerca e innovazione e nello sviluppo di imbarcazioni con motorizzazione a basso impatto ambientale».
Dice il Censis: 4 posti barca generano un posto di lavoro. E il diportista ha una capacità di spesa quasi doppia rispetto al turista cittadino.
«Sono fortemente convinto della necessità di puntare sempre più sulla qualità che il made in Italy sa offrire, attraverso una seria politica per la nautica incentrata sullo sviluppo di una rete di porti turistici all’altezza delle aspettative degli operatori del settore e dei diportisti».
Si potrebbero realizzare 40mila posti barca razionalizzando gli spazi sottoutilizzati. Si attiverebbero così risorse private per 1 miliardo di euro e 10mila nuovi posti di lavoro…
«I meccanismi individuati con il federalismo fiscale consentiranno, alle Regioni che lo ritengono, di creare delle zone per far confluire gli investimenti delle imprese che vorranno realizzare strutture per la nautica da diporto nelle aree e negli spazi sottoutilizzati in virtù dell’avvio, da parte delle Regioni, di zone con fiscalità di vantaggio».
Il federalismo demaniale è un’opportunità, ma anche un rischio.
«Il trasferimento del patrimonio del demanio agli enti locali è stato oggetto di un ampio dibattito in Parlamento e, su questo, la Commissione che presiedo ha fatto sentire la propria voce, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati al turismo. Penso al tema delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo, su cui ci siamo adoperati per venire incontro alle richieste dell’Ue, senza però penalizzare gli operatori del settore e su cui stiamo svolgendo un’importante indagine conoscitiva insieme con la Commissione infrastrutture e trasporti.

Proprio in questa sede stiamo valutando la necessità di prevedere un trattamento differenziato tra gli operatori balneari e chi gestisce i porti turistici, immaginando una durata delle concessioni diversa che tenga conto della rilevanza degli investimenti».

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