L’INTERVISTA 4 IL DIRETTORE DELLA MANGIAGALLI

Un altro parto finito male. Questa volta a Bergamo.
Professor Luigi Fedele, direttore della clinica Mangiagalli, sembra diventato pericoloso fare nascere i figli in ospedale.
«Non è affatto così e la gente non deve suggestionarsi per quello che trasmettono i media. È sleale e disumano dichiarare casi malasanità prima di aver accertato i fatti. Non si criminalizzano così i medici».
D’accordo, ma quella bambina ora è cieca e invalida e alla mamma sono state causate lesioni all’utero. Sembra che ci sia stato disaccordo tra i medici per praticare il cesareo.
«Le discussioni in sala parto non devono esserci. Mai. Serve armonia nell’équipe e i conflitti devono restare fuori dalla porta».
Ultimamente i litigi sono all’ordine del giorno.
«Questo è il risultato di un clima di terrore che si sta creando negli ospedali dopo gli ultimi fatti di cronaca. I ginecologi si sentono nell’occhio del ciclone e questo provoca insicurezza e stress. Lo sa cosa rischia un medico quando un parto va storto?”.
Moltissimo?.
«Di più. Per ogni problema al parto fioccano risarcimenti anche da 4-5 milioni di euro. Come minimo ogni ginecologo paga un’assicurazione di circa 10 mila euro all’anno. Questo settore è il più costoso in assoluto».
La vita spezzata di un bambino che nasce costa.
«Nessuno lo mette in dubbio. Ma ormai c’è l’assalto alla denuncia. Anche perchè non costa nulla: i privati non pagano nessuna parcella perchè gli avvocati intascano una percentuale sul risarcimento ottenuto».
Però il caso di Messina dove due medici si sono presi a botte non è stato certo un bell’ esempio.
«Certo, ma il litigio è avvenuto tra il capo guardia e il medico privato della paziente che deve sempre ricordarsi una cosa fondamentale: l’ospedale non è il suo studio privato».
Dunque?
«È il capo guardia a dirigere. Il medico privato presente deve avere buon senso e molta discrezione. Altrimenti si crea una bicefalia molto pericolosa: tutti vogliono decidere e nei momenti di emergenza si perde tempo prezioso»
Anche tra i medici interni a volte non regna armonia.
«In ogni struttura deve valere il principio della gerarchia. Ognuno deve stare al suo posto, a cominciare dalle ostetriche. Tutti devono rispettare le decisioni del medico responsabile altrimenti si creano attriti pericolosissimi».
Qual è il posto migliore per partorire?
«L’ospedale di grandi dimensioni dove l’assistenza è garantita sia per la donna sia per il bambino».
E nelle piccole strutture che pericoli si corrono?
«Manca la banca del sangue indispensabile in ostetricia quando avvengono le emorragie, non c’è l’anestestista di turno, nè il ginecologo di guardia, né il neonatologo, fondamentale per la salute del bambino: il primo minuto della nascita è il più importante di tutta la vita».
Queste mini strutture si trovano soprattutto al Sud?
«In Campania, per esempio, solo in due o tre punti nascono più di mille bambini. Gli altri sono piccoli centri dove anche i cesarei vengono fatti anche per comodità. Si fanno partorire i bambini durante la mattina quando sono presenti gli specialisti».
E dopo l’orario canonico può succedere di tutto...
«Per forza.

In un punto nascita grande ogni specialista è reperibile 24 ore su 24. Solo così si affrontano le emergenze, che in ostetricia sono vere emergenze. I minuti sono preziosissimi»
Cosa suggerisce?
«L’accorpamento dei dispendiosi centri dove nascono meno di 1000 bambini all'anno».

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