L’INTERVISTA 4 FRANCESCO GUIDOLIN

Scusi Guidolin, ma dove vuole arrivare con questa Udinese?
«Il più lontano possibile, l’obiettivo è l’Europa, un passo per volta. Adesso pensiamo all’ex coppa Uefa e, con 11 punti di vantaggio, facciamo la corsa sulla Juve. Se poi dovesse arrivare la Champions, ben venga...».
Dal 1988 in C2 col Giorgine all’Udinese di oggi passando tra gioie e delusioni, come è cambiato l’allenatore Guidolin?
«Tanto, sono cresciuto. Allora fui affascinato dal calcio nuovo e rivoluzionario di Sacchi e dal modello Bagnoli per umanità, saggezza, competenza e umiltà».
È questa la squadra più forte che ha guidato finora?
«È una grande squadra, ma non posso dimenticare il Palermo del 2007 quando, prima esonerato e poi richiamato e, malgrado l’infortunio di Amauri che ci costò la Champions, abbiamo conquistato il quinto posto e la partecipazione all’Uefa».
Zamparini e Pozzo: chi è il più rompiscatole?
«C’è una diversità enorme tra i due. Per Zamparini contano i risultati tecnici e aziendali; mi ha voluto per quattro volte e per quattro volte mi ha esonerato. Ma gli voglio bene. Con Pozzo mi sto trovando alla grande per la sua saggezza e lungimiranza».
Di Natale ha rifiutato la Juventus per restare a Udine…
«Non è strano, Totò è un ragazzo sereno e saggio, qui è il capitano, si toglie tante soddisfazioni, tutti parlano di lui e lui sta bene con la gente del Friuli. È stata una scelta ponderata e intelligente».
Sanchez vale i 40 milioni che Pozzo chiede per venderlo?
«Di certo ha davanti un futuro importante. La società è ambiziosa come lui, ma non è detto che vada via, dipende da che Europa troveremo».
Perché è sempre rimasto ai margini del calcio che conta?
«È mancata la circostanza giusta, anche se, tempo fa, mi sono trovato vicino alla Juve. Ma ora non mi interessa, mi sento in pace e realizzato. E poi non è che l’Udinese sia una piccola società».
Chi vincerà lo scudetto? E lei per chi tifa?
«È ancora tutto aperto. Se il Milan avesse battuto il Bari poteva dirsi campionato finito. Da piccolo ero interista, poi con la professione non ci si pensa più».
Certo che senza le quattro sconfitte iniziali chissà dove sarebbe adesso l’Udinese.
«La nostra storia passa dalle sconfitte con Genoa, Inter, Juventus, Bologna e dal pareggio con la Sampdoria. Senza quelle battute d’arresto e una presa di coscienza generale non saremmo mai arrivati agli attuali 12 risultati utili consecutivi, una serie che vogliamo continuare».
Qual è il segreto di questa talentuosa Udinese?
«Giocare divertendoci, ma anche avere, nel mondo, una rete di osservatori ben organizzata che scopre talenti a ripetizione. Così abbiamo tanti stranieri che arrivano qui giovani, crescono con noi e vengono lanciati. Ricordo che alla mia prima esperienza a Udine, nel 1988, in occasione di un’amichevole in provincia, mandai in campo 11 stranieri».
Come sta vivendo il dramma del Giappone?
«Con grande tristezza per quel popolo e una profonda ammirazione per il loro orgoglio, la loro educazione».


Cosa farà da grande?
«Sono già abbastanza grande e mi mantengo in forma con la bicicletta. Ho rinnovato il contratto fino al 2015 così potrò esserci per l’inaugurazione del nuovo stadio».
E anche questo è un record perché mai nessun tecnico era rimasto 5 stagioni consecutive in bianconero.

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