L’INTERVISTA CARLO GIOVANARDI

Occhi di piccole vittime innocenti che bucano il video, senza lacrime, che ci guardano. Cosa possiamo fare per loro, onorevole Carlo Giovanardi?
«Tanto, ma bisogna andare con ordine. Quei bambini rischiano di finire in mano di gente senza scrupoli che li mette in vendita ai migliori offerenti».
Adozioni illegali, vendita di bambini senza alcuna garanzia?
«Esatto. Proprio per evitare pasticci, la Commissione per le adozioni internazionali metterà a punto un programma di intervento da sottoporre agli altri paesi della Ue che sono interessati alle adozioni».
E questa è la prima mossa?
«La seconda. La prima è stato lo stanziamento di un milione di euro da parte della commissione. Un modo per dare immediatamente un aiuto agli orfani che sono tantissimi: si parla di migliaia di bambini».
E gli italiani come possono intervenire?
«Facendo innanzitutto delle donazioni. Alla Caritas, all’Unicef a tutte quelle organizzazioni che sono in prima linea. In questo momento il problema più grande è mettere in salvo questi bambini nei centri di raccolta. Il terremoto ha raso al suolo tutto, anche molti orfanotrofi».
Ma c’è una grande voglia di portarseli in Italia questi orfani.
«Non è così facile. E non si deve fare confusione. L’adozione è un processo lungo e difficile e non possono esserci scorciatoie. Inoltre ci sono già in lista migliaia di coppie italiane, con tutte le carte in regola. Queste persone possono rivolgersi alle associazioni di riferimento e offrire la disponibilità ad adottare un bambino haitiano piuttosto che un altro».
E il governo di Haiti?
«Questo è un altro grosso problema. Non sappiamo se le autorità saranno disponibili, del resto ogni Paese è sovrano e fissa le sue regole in questo delicato settore. Per il momento sono solo i direttori degli orfanotrofi dell’isola a invocare delle adozioni perché loro hanno perso ogni documento relativo ai piccoli ospiti. Ma bisogna fare mille verifiche».
Quali in ordine di importanza?
«Dobbiamo avere la certezza questi bambini abbandonati siano effettivamente adottabili. Perché se capita che una coppia italiana ne accoglie uno e poi l’adozione va male, o riemergono i genitori o dei parenti, sono dolori».
E i soggiorni temporanei per toglierli da quell’inferno, saranno fattibili a breve?
«Le passate esperienze sono state molto problematiche. Chi ha ospitato i bambini di Chernobyl o del Burundi ha avuto grossi problemi. Questi orfani passavano Natale o l’estate in Italia e poi venivano rimpatriati e rimessi negli orfanotrofi. Un trauma per loro e per le famiglie italiane che si erano illuse di poterli alla fine adottare».
Lei caldeggia più razionalità e meno emotività?
«È necessario per il bene di questi bambini. L’Italia è in prima linea in fatto di adozioni internazionali.

Dopo gli Stati Uniti è il paese più altruista in questo settore e ci sono due coppie italiane che aspettavano di portare in Italia due bambini haitiani».
E cosa è successo?
«Il percorso di adozione era stato bloccato per problemi burocratici. E ora quei genitori sono disperati perché non sanno che fine hanno fatto i loro bambini adottivi».

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