L’INTERVISTA GIUSEPPE RANALLI

Giuseppe Ranalli, presidente del gruppo Tecnomatic (componentistica per auto) di Teramo, lei aderirà al «patto sociale» di Berlusconi?
«Da me il patto sociale c’è sempre stato perché ho dovuto risanare imprese e ho reinvestito tutto in innovazione e ricerca, tant’è che abbiamo fatto molti brevetti».
Licenziamenti?
«Lavoriamo per le multinazionali della componentistica, è inevitabile risentire della crisi mondiale. Facciamo un po’ di cassa integrazione ma a casa non lascio nessuno. La risorsa più importante che ho è il capitale umano e la turnazione serve a salvaguardare i posti di lavoro. Non ho una preoccupazione paternalistica rispetto a quelli che lavorano con me: sarebbe come se non li stimassi. Non li voglio perdere perché sono bravi, non perché devo fare loro da chioccia».
Come affronterà il mercato senza licenziare?
«Puntando tutto sull’innovazione, come ho fatto in questi anni. Avendo sviluppato particolari tecnologie sul motore elettrico, ora le case automobilistiche ci aprono spazi che prima della crisi non concedevano. Sono tutto orientato allo sviluppo. Non mi sono fatto prendere dal panico e sfrutto la situazione, cerco di far conoscere la tecnologia che abbiamo sviluppato e di essere pronto appena il mercato riparte».
Essendo fornitore tra gli altri di Gm e Chrysler, lei farà il tifo per Obama e Marchionne...
«Tutte le case automobilistiche hanno problemi di ristrutturazione.

Ma la crisi sta facendo emergere una domanda di innovazione reale e vedo che le case sono molto recettive, le ciofeche non le vuole più nessuno. Su questa fessura mi sono infilato, sto cercando di farla diventare una crepa e aprire il varco. Questa innanzitutto è la mia responsabilità di imprenditore».

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