«Se viene confermata la manifestazione, porteremo dalla Lombardia i nostri pullman, treni e aerei». Mario Mantovani, sindaco di Arconate, senatore del Pdl e sottosegretario alle Infrastrutture, spiega di essere già al lavoro per organizzare il trasferimento a Roma del Popolo della libertà lombardo. «Se si tratta di riaffermare il voto libero, siamo per la libertà e quindi in prima fila».
Quali le proposte specifiche da portare in piazza per la Lombardia?
«Arrivo a pensare che dalla Lombardia dovrebbe partire un nuovo vento di libertà per dare man forte al presidente Berlusconi per proseguire nell’azione di governo. La Lombardia è una delle regioni di maggiore importanza, non solo per il Pil, le tasse versate e il lavoro straordinario che Formigoni sta facendo. La Lombardia deve essere la regione da cui riparte la seconda parte del mandato di Berlusconi, visto che è un lombardo, un imprenditore brianzolo e che questo vento ha cambiato il Paese. La Lombardia che parte in questa direzione lancia il federalismo, le infrastrutture e l’attenzione alle famiglie».
I sondaggi parlano di un calo di consensi per il Pdl. Crede che siano realistici?
«Ci hanno fatto passare come coloro che non sanno neppure presentare le liste e hanno creato imbarazzo tra i nostri elettori. Ne ho avuto esperienza personale e diretta in questi giorni di campagna. Si sente che l’elettorato è un po’ perplesso e va aiutato a vincere questo momento di difficoltà. Per fortuna Berlusconi è stato chiaro nei riguardi di questa burocrazia sorda e a volte cieca».
Come valuta ciò che è accaduto nella presentazione delle liste?
«Le parole del presidente sono prove incontrovertibili su quel che è accaduto e cioè che è stata usata una modalità e pregiudizievole nei nostri confronti, che a Roma si è espressa in modalità addirittura violente, stando sdraiati, ostacolando, usando mezzi che non siamo abituati ad affrontare. Nel Pdl siamo gente pacifica e serena, non abbiamo mai pensato che possa essere un motivo di scontro presentare le liste! Gli ufficiali giudiziari avrebbero dovuto spalancare le porte... ».
Crede che il caso della Lombardia sia diverso da quello del Lazio?
«In Lombardia la sentenza del Tar è ineccepibile. Erano liste presentate come sempre e col lavoro di sempre, e sono state guardate con una lente d’ingrandimento che sembrava un cannocchiale astronomico! Per vedere dettagli che hanno visto solo nelle nostre liste. Ciò non mette in buona luce il lavoro di chi è preposto al controllo nelle Corti d’appello. La burocrazia deve mettersi al servizio dei cittadini e non ostacolarli. Non siamo sudditi. Se manca una data o un punto e virgola, ci dicano: “Metta la data e il punto e virgola”. E soprattutto usino gli stessi criteri con tutti».
Qualcosa da cambiare per il futuro?
«Come per la Camera e il Senato, chi ha rappresentanti politici nelle istituzioni dovrebbe essere escluso dalla raccolta delle firme. Capisco una nuova lista e un nuovo candidato, ma il fatto di avere anche solo un esponente in Comune o in Regione o dove si vuole correre, dovrebbe essere sufficiente per potersi candidare senza vessazioni di alcuna natura».
Formigoni dice che per l’Expo si deve fare di più. Condivide?
«È la tensione legittima e naturale di un buon governatore. Penso che il sindaco Moratti, come è stata brava e capace a portarsi questo titolo a Milano, sarà capace di rilanciare l’Expo come commissario, in collaborazione con l’onorevole che la affianca. Proprio stamattina alla Camera ho risposto a un gruppo di parlamentari su interrogazioni che riguardano le infrastrutture connesse all’Expo, Tem, Brebemi, Metropolitana 4 e 5».
È preoccupato dall’affiorare di nomi del Pdl nell’inchiesta sui rapporti tra ’ndrangheta e politica?
«Ho letto qualcosa, abbiamo fiducia nella magistratura.
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