L’INTERVISTA MAURIZIO LUPI

Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera e commissario del Pdl milanese, tra i tessitori dell’accordo sull’asse Roma Milano, è ottimista: «Non prevedo grandi cambiamenti».
Si parla molto di liste pulite. Perché in Lombardia le candidature non sono ancora chiuse?
«Non accettiamo l’idea delle liste pulite e delle liste sporche. Non appartiene alla concezione del presidente Berlusconi né alla nostra. Semmai si tratta di selezionare la classe dirigente. Berlusconi da sempre fa un appello perché si agisca nel modo migliore e anche questa volta ha dettato i criteri da seguire».
Quali sono i criteri su cui rivedere le candidature?
«Il primo criterio è verificare la coerenza dei candidati uscenti e entranti rispetto ai valori e alla concezione politica del Pdl, che per noi è servire il bene comune e non gestione del potere».
Si procederà a qualche ritocco per ringiovanire il consiglio regionale?
«Vogliamo aprire le liste e il partito alla società civile, ai giovani e alla donne. Bisogna dimostrare che il Pdl è un partito aperto e capace di rinnovarsi continuamente. Terzo elemento da valutare è il giudizio dei candidati uscenti: hanno lavorato bene o male? Su questo tema possono giudicare solo il capogruppo, il coordinatore regionale e il presidente della Regione. In Lombardia è stato espresso un giudizio estremamente positivo da parte di Formigoni e Podestà, altrimenti non avremmo il consenso elettorale che abbiamo».
Faccia una previsione: Giancarlo Abelli tornerà in Regione?
«È un caso clamoroso. Si fa passare la discussione sulla candidatura del mio carissimo amico Giancarlo Abelli come se fosse legata a eventuali problemi con la giustizia. Nulla di più falso, perché non è assolutamente vero e Giancarlo non ha mai avuto problemi di questo genere. Nel partito si discute se svolgerà un ruolo di governo a Roma o se tornerà a lavorare in Lombardia. Deciderà lui che cosa fare, naturalmente insieme a Berlusconi. Non creiamo i mostri quando non ci sono».
Sono molte le questioni controverse in Lombardia?
«Le questioni aperte sono legate alla chiusura delle liste e manca ancora una settimana. Si presenteranno il 27 e il 28! Da che mondo e mondo, e ognuno lo sa, l’ultima è una settimana convulsa in cui tutti vogliono entrare e non vogliono uscire. Ci piacerebbe confrontarci sui problemi veri e cioè l’opposizione ridotta ai minimi termini, il grande consenso che abbiamo e che tutti speriamo aumenti».
È preoccupato di un’avanzata della Lega?
«Scommetto con chiunque che questo è un augurio di chi non ci vuole bene e vorrebbe un conflitto interno, che però non si realizzerà. C’è un grande distacco tra noi e la Lega, cresceremo entrambi come è giusto che sia ma il peso del Pdl sarà di gran lunga maggiore».


Sei leghisti nel listino sono troppi?
«C’è un’ottima collaborazione sia a livello lombardo che nazionale perché noi non facciamo alleanze sui posti di potere ma ci basiamo sulla condivisione di programmi. Poi c’è una giusta dialettica ma non ci sono problemi di listino, come dimostra il fatto che abbiamo accolto con piacere Andrea Gibelli come vicepresidente. Noi lavoriamo, gli altri parlano».

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