L’INTERVISTA ROBERTO PEROTTI

Professor Perotti, docente di Economia monetaria alla Bocconi di Milano. Gli economisti sotto processo, è un giusto processo?
«Gli economisti, con poche eccezioni, non hanno previsto la crisi. Ma non l’hanno prevista neanche banchieri, regolatori, e politici. Il processo agli economisti è giusto, ma non perché non sono stati capaci di prevedere la crisi, ma per altri motivi».
Perché allora si è creato questo sentimento diffuso di sfiducia verso di voi?
«Premessa: il risentimento verso gli economisti è un fenomeno soprattutto italiano, in parte perché solo in Italia gli economisti hanno un quasi-monopolio del dibattito economico come editorialisti dei maggiori giornali. Inoltre c’è parecchia ideologia: gli economisti sono visti, a torto, come rappresentanti omogenei di un approccio neo-liberista (espressione che nasconde sempre un atteggiamento di disprezzo). E poi c’è molta demagogia: tutte le volte che c’è un’epidemia c’è la caccia all’untore, e a molti politici non è parso vero di poter accusare noi».
Nessuna colpa?
«No, ho sempre sostenuto che noi economisti abbiamo parecchie colpe. Abbiamo fatto due errori: uno di presunzione, e uno di tipo tecnico, che hanno avuto conseguenze pesantissime. Semplicemente, molti di noi macroeconomisti (me incluso) hanno continuato a parlare con in mente uno schema di mercati finanziari che non esistevano più. Di conseguenza, abbiamo mancato completamente di capire le implicazioni macroeconomiche di questi cambiamenti».
Siete chiusi in una torre d’avorio e dimenticate di dare uno sguardo alla vita reale?
«No, affermazioni come “gli economisti ignorano la psicologia”, “non tutte le azioni umane sono dettate dal desiderio di profitto” sono affermazioni false di chi semplicemente ignora gli sviluppi dell'economia degli ultimi trent’anni».
Non è vero che vivete di modelli matematici lontani dall’economia dell’uomo della strada?
«Ma non è vero, negli ultimi trenta anni l’economia si è dedicata in gran parte proprio allo studio di miriadi di deviazioni dall’ipotesi di efficienza e di informazione perfetta.

Senza la camicia di forza dell’analisi statistica dei dati, si può dire tutto e il contrario di tutto senza tema di essere smentiti».
Tremonti dice di aver previsto la crisi dal 1995.
«Il mondo è pieno di gente che crede di essere Napoleone. Se sono contenti così, non vedo il motivo di cercare di convincerli che si chiamano Mario Rossi».

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