L’intifada attacca il Muro del Pianto

GerusalemmeÈ stato l’episodio più violento dall’inizio dell’anno. Ieri mattina, la polizia israeliana e centinaia di palestinesi si sono scontrati a Gerusalemme sulla Spianata delle Moschee - Har HaBayit, il Monte del Tempio per gli ebrei, Haram Al Sharif, il Nobile Santuario, per i musulmani: uno dei luoghi sacri più contesi nell'intero Medio Oriente.
È accaduto dopo la preghiera islamica del venerdì. Centinaia di fedeli all’uscita delle moschee si sono fermati sulla Spianata per protestare contro voci che circolano da settimane, da quando un sito dell’ultra destra israeliana ha incitato gli ebrei religiosi a recarsi al luogo sacro, ha detto Nisso Shaham, capo della polizia di Gerusalemme. Alcuni palestinesi hanno iniziato a lanciare sassi contro gli agenti israeliani e verso il ponte di accesso alla porta di Mughrabi, la porta dei Magrebini, entrata alla Spianata per i non musulmani, ha spiegato al Giornale Micky Rosenfled, portavoce della polizia. I poliziotti in assetto anti-sommossa hanno dunque fatto irruzione sulla Spianata per disperdere i manifestanti. Undici agenti e quindici palestinesi sono rimasti feriti. Quattro persone sono state arrestate.
«È stato il peggiore incidente dall'inizio dell'anno», ha detto Rosenfeld. Le notizie di scontri alla Spianata si sono velocemente propagate e a Gerusalemme Est, nei quartieri arabi di Silwan, Issawiya, di Bab Al Amoud ci sono stati momenti di tensione. A Hebron, 400 palestinesi hanno manifestato nell’anniversario della strage della Grotta dei Patriarchi: nel 1994 un membro della destra estremista israeliana sparò su un gruppo di fedeli musulmani in preghiera uccidendo 29 persone. E proprio le voci su un post dell'ultra destra religiosa, che incita a scacciare i musulmani dal luogo sacro conteso, e la risposta di radicali islamici, che chiedono ai musulmani di accorrere a difendere il luogo sacro anche all'islam, sono secondo Rosenfeld le ragioni degli scontri di ieri e delle tensioni che da giorni percorrono gli stretti vicoli della città vecchia di Gerusalemme.
Sheikh Muhammed Hussein, imam della moschea di Al Aqsa, ha chiesto «che nessun colono, radicale, o soldato entri nella moschea, in modo da evitare frizioni». Il sito dell'ultra destra due settimane fa incitava i membri del Comitato centrale del Likud, il partito al governo, a unirsi a Moshe Feiglin in una visita alla Spianata. La polizia qualche giorno fa ha bloccato l'accesso al luogo sacro all'esponente dell'esecutivo, considerato un «falco» della destra più nazionalista, battuto dal premier Benjamin Netanyahu alle recenti primarie del partito, per timore che potessero scoppiare le violenze. Da giorni la polizia israeliana era dunque in allerta: domenica aveva effettuato alcuni arresti dopo il lancio di sassi dalla Spianata da parte di alcuni palestinesi; martedì pietre e scarpe erano state lanciate verso dei turisti ebrei e cristiani; giovedì sette persone sono state fermate per aver insultato visitatori ebrei.
Le tensioni di ieri arrivano in un momento di stallo dei colloqui tra palestinesi e israeliani e dopo pochi giorni dall’annuncio della scarcerazione, ad aprile, di Kader Adnan. L'uomo, membro del Jihad islamico palestinese, detenuto in un carcere israeliano, era in sciopero della fame da 66 giorni, per protestare contro la sua «detenzione amministrativa»: un giudice militare israeliano può ordinare un’incarcerazione fino a sei mesi senza rendere note le accuse.

Nelle ultime ore del suo sciopero della fame, che aveva sollevato tensioni e manifestazioni in tutti i Territori palestinesi, i medici avevano informato che sarebbe potuto morire: l'eventualità rischiava di incendiare la situazione in Cisgiordania e preoccupava gli israeliani.

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