L’invasione delle donne sotto copertura

I sovietici avevano i loro Yuri, la Cina ha gli stagisti. Oggi la sfida per il controspionaggio orientale in America è fatta di una valanga di studenti, scienziati e stagisti cinesi negli Usa. Preferibilmente donne. E Taiwan, per non essere da meno, ha piazzato al Dipartimento di Stato una propria Mata Hari. La Cina, secondo rapporti che circolano nell’ambiente dell’intelligence Usa, è oggi il più attivo collettore di informazioni riservate negli Stati Uniti. I rivali storici di Pechino, i taiwanesi, sembrano ancora più spregiudicati. Un ex pezzo grosso del Dipartimento di Stato, Donald Keyser, fino allo scorso anno il numero due della sezione Estremo Oriente della diplomazia americana, si è appena dichiarato colpevole di aver tenuto nascosta una relazione con una giovane funzionaria di Taiwan a Washington. Una spia. Keyser aveva a casa oltre 3.600 documenti in gran parte classificati come top secret che non era autorizzato a portar fuori dall’ufficio. Non è chiaro se li abbia passati all’amica, che ha fatto perdere le proprie tracce negli Usa ed è tornata in fretta a Taiwan, dove lavora per i servizi d’intelligence.
Il funzionario rischia ora fino a 13 anni di carcere. Il caso Kayser ha fatto venire alla luce l’intensità con la quale le spie con gli occhi a mandorla danno la caccia ai segreti americani. L’Fbi è riuscita a incastrare il dipendente del Dipartimento di Stato, ma fino a ora sembra avere difficoltà enormi a mettere le mani sulla rete delle spie cinesi, che sarebbe ramificata in tutto il Paese e costituita da «dilettanti» di ogni genere (studenti, stagisti, ricercatori), oltre che da americani di origini cinesi.

In California, per esempio, l’Fbi ha provato a raccogliere informazioni sulla enorme comunità cinese mettendo sotto contratto una giovane leader locale, Katrina Leung. Presto, però, gli agenti hanno capito il doppio gioco: Katrina, mentre lavorava per gli americani, passava informazioni ai servizi cinesi.

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