L’inverno bollente gela i meteorologi

"Le temperature al di sopra della media non ci lasceranno", dicono in Italia. "No, è in arrivo il grande freddo", replicano dagli Usa. Intanto le temperature restano al di sopra della media

L’inverno bollente gela i meteorologi

Grandi saldi, ma cappotti invenduti; idem per sciarpe, guanti e cappelli di lana: i capi invernali s’impolverano in vetrina, nonostante il cartello «Sconti eccezionali». Il motivo è semplice: siamo a metà gennaio, ma per fare una passeggiata maglia e giacca sono più che sufficienti.
Argomento stantio - quello del «clima impazzito» - che sembra fatto apposta per suscitare la fredda (o calda?) indignazione di un intellettuale come Michele Serra che sulla retorica delle «mezze stagioni» (che, come noto, «non esistono più») scrive ogni anno almeno due o tre commenti; e Serra parla con cognizione di causa, visto che è autore del programma di Fabio Fazio originalmente titolato Che tempo che fa. Fatto sta che il tema delle «temperature record» può contare su una schiera di estimatori per i quali nulla è più importante che consultare la supercitata «colonnina di mercurio». Gente felice di constatare «l’anomalia atmosferica» di un periodo natalizio, post Capodanno e Befana durante il quale si sono mangiati più gelati al sole che caldarroste sotto la neve.
«Trend atmosferico» che non accenna a normalizzarsi tanto che anche in questi giorni da nord a sud si continua a fare shopping tra balconi fioriti e pic nic pseudoprimaverili. Una «confusione generale». Così nel pallone finiscono pure i «signori del meteo» divisi tra fautori dell’imminente «ritorno del freddo» e sostenitori di un «inverno tiepido» che addolcirà perfino i futuri «giorni della merla».
Al centro Epson di Milano, specializzato nell’azzeccare le previsioni, sono cauti: «Le temperature sono al di sopra della media di pochi gradi e rimarranno tali ancora per qualche giorno, ragion per cui non si può parlare di capovolgimenti epocali», dichiara il meteorologo Mario Giuliacci; si sbilanciano invece i «colonnelli Bernacca» americani che dal sito Accu Weather preannunciano un’ondata di neve e gelo destinata a creare non pochi problemi.
Ma anche da noi non mancano gli allarmi. A cominciare dalla Coldiretti che ha stilato la «mappa della natura in tilt»: «Insetti confusi, fioriture primaverili anticipate e cicli riproduttivi sconvolti». Per colpa del caldo e della mancanza di pioggia, ad esempio, le api regine avrebbero «ricominciato a deporre le uova mentre sui prati e sulle piante compaiono fiori fuori stagione con mesi di anticipo rispetto alla normalità. Le piante come albicocchi, susini e mandorli si trovano in una fase di crescita che è tipica della primavera e la recrudescenza del freddo con l'arrivo delle gelate potrebbe colpirle nel momento più critico con danni che potrebbero superare un miliardo di euro».
«Il rischio - aggiunge la Coldiretti - è che si ripeta nelle campagne il disastro del 2006 quando tra caldo, siccità e maltempo l'agricoltura subì danni per un miliardo di euro». Preoccupazioni fondate o, piuttosto, un modo per mettere le mani avanti e prepararsi a battere cassa allo Stato? «Quest’anno in modo particolare - sottolinea Bruno Bassano, responsabile scientifico del Parco Nazionale del Gran Paradiso - gli orsi si sono spinti fino a 2.500 metri di quota mentre in genere si fermano a 2.000. Gli stambecchi, inoltre, che di solito vivono in zone concentrate, stanno allargando il raggio d'azione perché hanno a disposizione molti più distretti».
Un paesaggio che Bassano non ricorda di aver mai visto: «A parte il foraggio, sembra estate. Sono condizioni veramente eccezionali. Addirittura a 2.700 metri è stato registrato lo zero termico e se le condizioni dovessero protrarsi in questo modo dovremo sicuramente registrare le conseguenze, soprattutto sulla stagione estiva».
Di diverso avviso il professor Angelo Ricci, presidente onorario della Società italiana di fisica: «Inutile fare i catastrofisti.

Non c’è nesso tra l’aumento del tasso di anidride carbonica e l’innalzamento delle temperature. Bisognerebbe avere invece il coraggio di tornare al nucleare, una fonte energetica assolutamente sicura ed economica».
Con tanti saluti al protocollo di Kyoto.

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