Politica

L’invidia di Bersani: «Silvio capopolo, non statista»

RomaLa piazza di centrodestra piace al Pd quanto la piazza di sinistra era piaciuta lo scorso weekend al Pdl.
E così, da un sabato all’altro, va in onda a parti invertite il consueto, inevitabile scambio di accuse e smentite sulle cifre della partecipazione. Denis Verdini da Piazza San Giovanni annuncia che i manifestanti sono sopra al milione, e dal Pd il responsabile organizzativo Nico Stumpo evoca subito il Signor Bonaventura: «Un parto della fantasia, quel milione e questo». La capogruppo al Senato Anna Finocchiaro guarda la manifestazione in tv e assicura: «Non era una folla oceanica. Anzi, tutt’altro». E la trovata finale, il giuramento dei candidati governatori, era «una cosa ridicola: sembravano vassalli che giurano fedeltà al loro signore».
Il moderato Pier Ferdinando Casini taglia corto con le beghe sui numeri, e invita i colleghi di opposizione a riconoscere un dato di fatto: «Berlusconi è imbattibile nell’organizzazione di eventi, manifestazioni e feste».
Anche Massimo D’Alema evita di polemizzare con il popolo Pdl: «Non temo la piazza, i cittadini che manifestano meritano sempre rispetto. Piuttosto temo il palco, e quello che da lì verrà detto», spiegava prima del corteo. D’altronde, a contestare troppo le cifre che vengono date dai palchi delle manifestazioni si rischia l’autogol, e quindi - saggiamente - i capi del Pd evitano di insistere su questo punto. Battono piuttosto su un altro concetto, che Enrico Letta spiega così: «Oggi va in scena il mondo alla rovescia: un governo che va in piazza e protesta contro l’opposizione, invece di parlare delle soluzioni da proporre al paese». E comunque, nota il vicesegretario del Pd, il discorso di Berlusconi contraddiceva lo slogan buonista della kermesse: «Altro che amore, contenuti e toni erano più improntati all’odio».
Pierluigi Bersani se la prende anche lui col discorso del premier: « «Abbiamo sentito un discorso da capopopolo, non certo da statista o da capo del governo» accusa il leader del Pd, che nota nel capo del governo «nervosismo» e sottolinea: «ha parlato d’amore con il ghigno». «L’unica novità desolante è vedere i candidati alla presidenza di regioni che giurano nelle mani di Silvio Berlusconi. Le autonomie che si inchinano all’imperatore».
Antonio Di Pietro, invece, chiede praticamente l’arresto del premier per lesa magistratura: «Berlusconi ha aizzato il popolo contro un altro potere dello Stato, quello giudiziario: e questo è un attentato alla Costituzione», tuona. Di qui ad aprire un nuovo fronte con il Pd ci vuole poco: l’Idv, annuncia, sta raccogliendo le firme su una mozione di sfiducia al capo del governo: «Ci vogliono 63 deputati - spiega - e noi la abbiamo firmata in 24. Ora si tratta di convincere un'altra quarantina di deputati».

Non è difficile indovinare dove vada a parare l’ex Pm: il povero Bersani sarà chiamato a dar conto di quelle mancate 40 firme, se dal Pd non arriveranno.

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