Gian Micalessin
Per le spie di Washington il punto di non ritorno distava almeno cinque anni. Per i capi del Mossad la stessa linea rossa era a meno di tre anni. Sbagliavano entrambi. LIran secondo il suo presidente Mahmoud Ahmadinejad è a un passo dalla soglia nucleare e la varcherà entro il prossimo marzo mettendo in esercizio tremila centrifughe a cascata per larricchimento delluranio. Da lì continuerà la marcia verso le 60mila cascate di centrifughe capaci di produrre semplice combustibile nucleare, ma anche, secondo le stime degli esperti, 22 chili mensili duranio arricchito per usi militari. «Per alcuni la decisione di dotarci di un ciclo per il combustibile nucleare era intollerabile... ora invece sanno avvisa Ahmadinejad - di dover mostrare tolleranza per un Iran nucleare... entro la fine dellanno (marzo del 2007, ndr) celebreremo il nostro pieno accesso alla tecnologia nucleare». Più delle sue parole preoccupano le scoperte dellAgenzia Internazionale per lEnergia Atomica che in un rapporto ai 35 Paesi membri denuncia il rinvenimento di residui di plutonio e di uranio arricchito a livelli militari in una partita di scorie nucleari iraniane. Il rapporto sottolinea, inoltre, la mancanza di cooperazione nelle ispezioni agli impianti nucleari.
Le rivelazioni sullimminente traguardo nucleare sono solo il brivido più elettrizzante di una conferenza stampa in cui Ahmadinejad detta agli Stati Uniti le condizioni per un dialogo, ammonisce i democratici a non commettere gli errori dei repubblicani e annuncia un messaggio al popolo americano.
La risposta della Casa Bianca non si fa attendere. «Lobiettivo dichiarato da Ahmadinejad di arrivare a 60mila centrifughe è la conferma dellambizione dellIran di arrivare allatomica - afferma il portavoce del Dipartimento di Stato Sean McCormack -. Dovrebbe essere uno shock rivelatore per il resto del mondo».
Nella conferenza stampa Ahmadinejad aveva promesso di voler «arrivare alla produzione nucleare e allinstallazione di 60mila centrifughe», negando, però, qualsiasi ambizione militare. Quella dichiarazione dintenti e lannuncio sulle celebrazioni per linizio dellera nucleare sono la risposta al vertice di Washington al termine del quale George W. Bush ha promesso al premier israeliano Ehud Olmert di isolare lIran. «La questione della sospensione è definitivamente sorpassata», sottolinea Ahmadinejad liquidando la minaccia americana di sanzioni economiche. «Se faranno scattare le sanzioni noi risponderemo con un nuovo ordine finanziario», aggiunge facendo balenare il ricatto petrolifero.
Riposto il bastone Ahmadinejad sfodera la consueta carota del dialogo delineando le condizioni minime per una trattativa con Washington sulla questione irachena. Ahmadinejad cerca qui di far valere il controllo esercitato dallintelligence iraniana su alcune milizie sciite irachene. Quel controllo è fondamentale per evitare un olocausto della minoranza sunnita dopo un eventuale ritiro Usa dallIrak, ma lIran chiaramente non lo eserciterà senza un accordo preventivo e vantaggioso con Washington. «Noi siamo pronti a interagire positivamente con tutto il mondo fatta eccezione per un solo Paese che non riconosciamo... non parliamo con il regime sionista perché lo consideriamo un usurpatore e unentità illegittima. Siamo invece pronti a parlare al governo statunitense a certe condizioni. Se correggeranno il loro comportamento spiega il presidente - parleremo anche con loro». Dopo aver spiegato che il fallimento dellamministrazione Bush deriva da una politica daggressioni, umiliazioni, imposizioni, sostegno alle tirannie, saccheggio, unilateralismo e uso della forza, Ahmadinejad indirizza il suo viatico ai nuovi padroni del congresso Usa. «Consiglio i vincitori di non prendere le stesse iniziative... la loro sorte potrebbe essere peggiore di quella del partito precedente e lo schiaffo ancora più forte».
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