Marta Ottaviani
LIran non scherza e alza anche il prezzo. Il governo di Teheran ieri ha tolto gli ultimi sigilli posti dallOnu allimpianto nucleare di Isfahan. E ora minaccia di riaprire anche la centrale di Natanz, dove sono collocate alcune centrifughe che permettono le operazioni di arricchimento delluranio.
Una decisione che suona come una minaccia allUnione Europea, accusata dal governo di Teheran di voler favorire una condanna del programma nucleare iraniano da parte dellOnu. «Se Bruxelles non modificherà il suo atteggiamento - dicono fonti governative - saremo costretti a riaprire anche limpianto di Natanz».
La riunione dellAiea, lAgenzia internazionale delle Nazioni Unite per lenergia atomica, che si terrà oggi a Vienna e che è già stata posticipata di 24 ore per motivi diplomatici, si presenta quanto mai delicata. Secondo i media iraniani si tratta dellultima occasione che lEuropa ha per venire incontro alle esigenze di Teheran. Se non si raggiungerà un accordo, le conseguenze potrebbero essere drastiche. Il Paese potrebbe decidere di interrompere la sua collaborazione con lAiea e opporsi a nuove ispezioni nei suoi siti nucleari. Se la bozza dei diplomatici europei chiede esplicitamente linterruzione delle attività nucleari iraniane, dallaltra parte non fa menzione di un eventuale ricorso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Una situazione che rischia di diventare esplosiva. Francia e Germania hanno dimostrato la loro disponibilità. Parigi ha dichiarato di aver preso nota delle aperture del nuovo presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sul dossier nucleare e si è detta pronta a discutere, con i suoi partner europei, tutte «le idee nuove» che consentano di raggiungere un «accordo di lungo termine con Teheran». Lesecutivo di Berlino, dal canto suo, ha chiesto al governo iraniano di considerare nuovamente le proposte europee.
Meno morbido è stato il ministro degli Esteri dellUnione, Javier Solana: «I negoziati possono ancora riprendere, e noi vogliamo che proseguano - ha detto -. Ma per fare questo è necessario che Teheran riconsideri la sua posizione».
Ancora più critici gli Stati Uniti.
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