Roberto Fabbri
«Non ci piegheremo al linguaggio della forza». LIran continua gli attacchi ai Paesi che intendono impedirgli di proseguire il suo ambiguo cammino verso la realizzazione del proprio programma nucleare. E li estende anche a quanti, come la Russia e la Cina, hanno sempre voluto distinguersi dagli Stati Uniti ma anche dai più prudenti europei, evitando di esercitare pressioni dirette su Teheran.
Il presidente Mohammed Ahmadinejad, sempre abile nel far leva sul nazionalismo degli iraniani, promette dunque di non inchinarsi «a quei Paesi che pensano di essere tutto il mondo» e accusa «le superpotenze fantoccio e altri Paesi» di voler «calpestare i diritti del nostro popolo». Il capo dello Stato, in un discorso pubblico nel sud dellIran, è intervenuto con i suoi consueti toni aggressivi anche sul tema delle vignette satiriche sul profeta Maometto pubblicate in Danimarca. Le nazioni islamiche - ha detto - «daranno una buona lezione a quanti pensano di poter minare la fede delle nazioni del mondo nellIslam dissacrando i sacri valori islamici».
Ma Ahmadinejad lascia al capo dei negoziatori iraniani Alì Larijani il capitolo delle minacce concrete per quanto riguarda la questione nucleare. Se il gruppo dei «cinque più uno» (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia più la Germania che ha sempre fatto parte del terzetto che ha negoziato con Teheran a nome della Ue) vedrà approvata la sua proposta di rinvio del dossier iraniano allorganismo delle Nazioni Unite, lIran reagirà avviando «il più presto possibile» la produzione industriale di uranio arricchito. Inoltre (ma questo era già stato annunciato il giorno prima) impedirà le ispezioni dellAiea ai propri siti nucleari e militari.
Parole dure anche per la Russia, i cui rappresentanti - insieme con quelli cinesi - erano ieri a Teheran. In queste condizioni, ha precisato Larijani, «non cè spazio» per la prosecuzione delle trattative russo-iraniane sullarricchimento delluranio iraniano in impianti russi, soluzione di compromesso gradita anche da americani ed europei.
Teheran, irritata dallinedita convergenza dei «cinque più uno», tende a fare di ogni erba un fascio, ma tra i diversi Paesi si registrano posizioni assai differenziate. Così, per una Russia che mette in guardia dal rischio che sanzioni eventualmente applicate allIran non facciano che aggravare la crisi e dice di «ritenere inappropriate pressioni su uno Stato sovrano», cè una Gran Bretagna che - per bocca dello stesso premier Tony Blair - sostiene la necessità che la comunità internazionale invii a Teheran «un segnale di forza». Quanto agli Stati Uniti, il presidente Bush ha telefonato al suo collega russo Putin e ha poi affermato che un conto sarebbe la produzione da parte iraniana di energia nucleare per fini civili, un altro il perseguimento di un programma atomico militare.
Nella bozza inviata a Vienna dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza affinché sia discussa allodierna riunione dellAgenzia atomica internazionale (Aiea) ci si limita alla richiesta di un rapporto verbale al Consiglio di sicurezza, e non di un vero deferimento dellIran, il che avrebbe implicato la possibile applicazione di sanzioni. Questo per effetto delle trattative con Cina e Russia.
Ma ieri ha fatto sensazione la notizia - peraltro non nuova e più volte pubblicizzata negli ultimi due mesi - che secondo fonti Aiea lIran dispone di parte del know-how per la fabbricazione della bomba atomica, come dimostrerebbe un documento di 15 pagine che gli stessi iraniani hanno messo a disposizione degli ispettori inviati dallOnu.
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