L’Irpinia specchio d’Italia Una terra colonizzata dalla «filosofia» De Mita

Caro direttore,
pur avendo letto con molto ritardo l’intervista fatta a Luciano Violante e superando i dubbi sull’opportunità di commentare quanto letto (tanto non serve a nulla replicare ad un politico, osservavo), vorrei esprimere alcune considerazioni in merito.
Violante è un politico molto valente, ma un politico! Ho condiviso molto di quanto da lui argomentato ed analizzato sulla diffusa immoralità di questa disgraziata nazione. Salvo l’uscita su De Mita! Eppure lui lo conosce. E sa cos’è l’Irpinia, o la Campania tutta. Io, da irpino, e senza avere preconcetti, non sono mai riuscito a capire e/o a seguire un concetto o un pensiero di De Mita. Consapevole della realtà in cui vivo (e purtroppo viviamo), per me ogni suo cosiddetto ragionamento è una teorizzazione dell’aria fritta. Sarà per difetto personale, ma non sono mai stato capace di captare la sua «intelligenza politica». Evidentemente le idee, come l’acqua, prendono forma dove si esprimono, e nei conciliaboli partitici defluiscono meglio. Ovvero: la pessima gestione del potere locale riesce a trasformarsi in nobile arte governativa solo a livello nazionale.
Se una «questione morale» c’è, esiste in Irpinia da almeno trent’anni, ed è incommensurabile. Se «instabilità delle regole, confusione normativa e amministrativa, totale incertezza sui principi di legalità e di responsabilità» ci sono, in Irpinia hanno la residenza abituale. Se «un groviglio incestuoso di relazioni sociali, influenze amicali, funzioni pubbliche e interessi privati che coinvolgono politici, imprenditori e funzionari» sussistono, in Irpinia hanno raggiunto la perfezione. Se «Il Paese si muove nel fango, per responsabilità di parti grandi delle sue classi dirigenti, politiche, amministrative e imprenditoriali», in Irpinia siamo sepolti dalla melma. Se in genere prevale la regola che «tu nella tua zona fai quello che ti pare, ma in cambio porti voti», è in Irpinia, più che altrove, che l’hanno inventata, regolamentata, imposta e sperimentata da decenni.
Se è vero che «da 25 anni... sappiamo di cosa c’è bisogno per far funzionare meglio l’Italia» (ovvero l’Irpinia)... Per prima cosa ci dovremmo «privare», come «Paese» (o come Regione) proprio di certe «esperienze» o cosiddette «intelligenze politiche». Tutto «il resto sono davvero chiacchiere».
P.S.
La mia non è solo polemica antidemitiana. Insomma, qui abbiamo un’Italia in miniatura, ma caposcuola.
Saluti

Ecco. Una lunga, e appassionata, orazione contro Ciriaco De Mita. Ero qui, a leggere la sua lettera, e mi sembrava di vedere un uomo in toga bianca che arringava il Senato di Roma. Forse ogni tanto abbiamo bisogno di questi sfoghi. Non so se De Mita rappresenti davvero tutto il male dell’Italia. Credo di no. Ha le sue responsabilità, ma non mi piacciono i roghi in piazza e non penso ci sia bisogno di capri espiatori. Detto questo mi piace la sua analisi della mala politica italiana.

Sono anche io convinto che certe «intelligenze politiche» non sono il futuro, ma rimasugli di un’antica stagione. L’Irpinia, come l’Italia, non deve sentirsi solo un serbatoio di voti, ma qualcosa di più. Una terra, dove vivono uomini che hanno voglia di fare.

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