L’Italia che tutela gli Abdullah e dimentica gli italiani

Questa è la cronaca di un cittadino alle prese con extraeuropei e autorità italiane. A gennaio ricevetti dall’Inps l’invito a pagare i contributi per certo Abdullah Dritt e Tas. Superato l’iniziale sbigottimento, poiché, da medico, non ho mai usufruito di alcun manovale, risposi con una raccomandata RR chiedendo di avere gli estremi della pratica e dichiarando che mai avevo conosciuto il tizio. Ma non ottenni nessuna risposta. Per prudenza, sporsi allora denuncia alla Procura della Repubblica. In una nazione europea un cittadino suppone di essere chiamato da un sostituto procuratore entro 15 giorni per avere altre informazioni. Invece non successe nulla di ciò: anche da lì, silenzio totale. Un cittadino europeo suppone allora che, in segreto, si stiano svolgendo indagini per cercare il truffatore dello Stato e del cittadino. Nulla ancora di ciò, poiché mi arrivò una letterina della prefettura di Milano invitandomi a comparire assieme ad Abdullah Drit e Tas all’ufficio immigrazione per attestare definitivamente il rapporto di lavoro. Il giorno venuto, mi presentai al portone dell'ufficio immigrazione e attesi. Alla chiamata del mio nome stetti zitto e subito un nordafricano alzò la mano e si presentò al poliziotto senza divisa e con orecchino monolaterale. Facendomi largo nella fila che attendeva, arrivai presso un poliziotto in divisa e ostentando la denuncia alla Procura chiesi di bloccare immediatamente il tipo, che si mostrò intimidito, ma per nulla spaventato. Accompagnati da due poliziotti fummo condotti nell'ufficio competente. Qui sgomento, sconcerto dei poliziotti, frasi incredibili tipo «ma poverino cercava un lavoro, lei (io, medico) è in una posizione diversa che problema ha?». La mia furia aumentò e mi imposero di abbassare il tono di voce. Sibilai che sono medico e lavoro come consulente di Tribunale, allora fui più ascoltato. Sapete come finì? Il «poverino» fu invitato a sporgere denuncia contro l’organizzazione che l’aveva circuito facendogli pagare 5.000 euro per la pratica. E poi? Poi poteva andare: mi dissero chiaro che non intendevano arrestarlo. Me ne andai anch’io, abbastanza confuso, chiedendomi se l’essere cittadino italiano dia qualche diritto, visto che siamo vessati da mattina a sera con ogni genere di gabelle e tasse. E la tutela per noi dov’è?
Milano

Ma che storia, caro Dalbuono! Brutta, bruttissima. Da una parte l’Inps che avvertita d’essere in possesso di una certificazione falsa fa spallucce e dà corso alla pratica (facendo spendere tempo e danaro a un privato cittadino, alla prefettura, alle forze dell’ordine e all’Ufficio immigrazione). Dall’altra, dei funzionari di polizia che di fronte a un palese truffatore non solo non procedono come minimo a identificarlo, ma chiedono al privato cittadino, a lei, caro Dalbuono, di chiudere un occhio («Ma poverino... »).

E se lei non si fosse presentato, forte della sua denuncia prima all’Inps e quindi alla Procura? Crede che se la sarebbe cavata come s’è l’è cavata quel paravento di Abdullah Drit e Tas? Neanche per sogno: preso negli ingranaggi della giustizia ne sarebbe poi uscito stritolato. Non voglio generalizzare, perché non sta bene, ma nel caso da lei riportato non si scappa: diritti e tutela tutti dalla parte dell’Abdullah. Per lei danno, seguito da beffa.

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