L’ITALIA DEI FURBETTI

RomaPer qualcuno (noi compresi) e per il popolo della rete è una notizia che vale un’arrabbiatura. Non certo il più clamoroso degli scandali, ma una delle tante piccole soperchierie del potere che avvelenano la nostra vita. Per gli altri media Anna Finocchiaro che fa acquisti all’Ikea con la scorta che le spinge il carrello non merita molto rilievo. Anzi: Repubblica, Corriere della Sera e il Fatto in articoli di taglio minore avvalorano quasi la teoria secondo cui la senatrice del Pd sarebbe vittima dell’incontrollabile gogna della rete.
Di certo nel carrello della Finocchiaro sono finiti centinaia di commenti malandrini, per la gran parte raccolti nell’ashtag #finocchiarovergogna su Twitter. Qualcuno se la cava con tagliente ironia: «Sabato devo andare all’Ikea, mi presta la scorta per favore?», propone uno. «La squadra mobili», scherza un altro. «Onorevole, avevo detto di portare la sporta, non la scorta!», gioca un terzo. Ma la maggioranza dei commenti è infarinata di una rabbia cieca, anticasta, che non va per il sottile. Quel tipo di sdegno che non soppesa piccoli e grandi ribalderie e mette tutto nel calderone che poi trabocca nell’antipolitica à-la-Grillo affossando i partiti tradizionali. Ecco una piccola enciclopedia dello sfogo: «Finocchiaro all’Ikea con scorta. Se questa è l’alternativa... ma va a ciapà i rat!», vernacolizza uno. «La sen. Finocchiaro dovrebbe dimettersi. La scorta serve a tutelare la vita non a fare la spesa», va giù duro un altro. «Assumiti una badante se vuoi essere come i non politici. Dimettiti», insiste un altro cinguettìo. «E meno male che si era anche espressa per la riduzione dei benefit ai parlamentari», considera una ragazza. «Può essere stato solo un incidente. Ma regala a Grillo un altro 1% di voti», analizza l’aspirante sondaggista.
La Finocchiaro aveva già spiegato: «Avere la scorta per me non è un piacere. Mi è stata imposta e nonostante ciò provo a fare una vita normale, anche da Ikea». Tesi che alimenta qualche dubbio: come mai il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, spiegando la sua passeggiata con pistola ben in vista, ha sostenuto di aver ricevuto minacce ma di non volere la protezione di Stato? La scorta c’è chi può rifiutarla e chi no? Qualcosa non torna. E il popolo del social network non si fa abbindolare: «Allora non ci siamo capiti - la rampogna una donna - i pacchi portateli da sola però, sempre a fare delle cose pubbliche cose proprie!». «Dillo a me se cerco di fare una vita normale nonostante non abbia una scorta e un decente reddito», si lagna un tipo. «Cominciate a fare bene il vostro mestiere e vedrete che sarà la gente da cui vi proteggete che vi farà da scorta», taglia corto un altro. Interessante il contributo di un internauta che posta un articolo di Internazionale in cui un corrispondente austriaco in Italia, Gerhard Mumelter, confronta la gerontocrazia italiana con quanto accade in Danimarca, dove un governo under 40 arriva in bicicletta al giuramento dalla regina; a Londra, dove Peter Cameron attende in maniche di camicia un volo low cost; a Berlino, dove Angela Merkel fa la spesa al supermercato riempiendo da sola le sue buste. Certo, c’è anche chi difende l’ex magistrato.

«Contesto la scorta, ma se gli agenti ce li ha, che devono fare, mimetizzarsi tra gli scaffali armi in pugno tipo Matrix?», considera uno. E un altro minimizza: «Guardate la pagliuzza». Ma sono gocce in un mare di fastidio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica