da Milano
«Un Paese moderno e con uneconomia avanzata ha assoluta necessità di collegamenti aerei, e sbaglierebbe affidandosi soltanto a compagnie straniere. Solo una compagnia nazionale può interpretare al meglio le esigenze di sviluppo di trasporto del proprio Paese»: la riflessione è di Tony Tyler, direttore generale di Cathay Pacific Airways, la principale compagnia aerea di Hong Kong, sollecitato a esprimersi sulla crisi di Alitalia. «In Italia ci vuole una compagnia italiana, qualunque straniero non avrebbe lo stesso impegno strategico; una compagnia privata, competitiva, sarebbe un bene per il Paese intero». Tony Tyler è alla Cathay da 25 anni anni e ha vissuto ai suoi vertici la tragica esperienza della Sars, lepidemia che per tre mesi, nel 2003, fece precipitare i passeggeri giornalieri della compagnia da 40mila a 5mila, con un danno di tre milioni di dollari al giorno: «Talvolta gli equipaggi erano più numerosi dei clienti». E fa un esempio: «In quelloccasione altre compagnie abbandonarono Hong Kong. Se lo avessimo fatto anche noi, Hong Kong sarebbe rimasta isolata. Per noi era strategico restarci, per altri no». Ecco che cosa significa essere un grande vettore nazionale. Con Alitalia Cathay vuol avviare delle intese commerciali.
Cathay Pacific, controllata dalla famiglia Swire, è la terza compagnia al mondo per profitti, la sesta per capitalizzazione di Borsa, la quarta nel cargo, nel 2004 ha trasportato 13,7 milioni di passeggeri (Alitalia circa 22 milioni). Un terzo del fatturato di 5miliardi di euro è realizzato nel cargo: Hong Kong è il più grande centro di smistamento merci del mondo.
Cathay parte da una condizione geografica di vantaggio: ha una vocazione al lungo raggio, e laeroporto di Hong Kong su cui è basata rappresenta una «grande porta», quasi obbligata, sullAsia. Con il prossimo orario estivo i voli tra Roma e Hong Kong diventeranno quotidiani: il risultato arriva dopo una lunga trattativa proprio al ventesimo compleanno del collegamento. Avete mai pensato - chiediamo a Tyler - di servire anche Milano? «Milano - è la spiegazione - ha un traffico business in uscita dallItalia, ma chi entra in Italia per turismo vuol volare su Roma. Il nostro traffico daffari da Milano transita, oltre che da Roma, da Londra e Parigi». E osserva, con implicito riferimento ad Alitalia, che «il mercato italiano è complicato dalla presenza di due hub».
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